ShabangShabang » Distribuzioni Linux http://shabang.xoom.it/wordpress Il bauletto virtuale Mon, 06 May 2013 09:00:41 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Fedora: Installare Apache+MySQL+PhpMyAdmin http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/fedora/fedora-installare-apachemysqlphpmyadmin/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/fedora/fedora-installare-apachemysqlphpmyadmin/#comments Mon, 06 May 2013 09:00:41 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=663 ↓ Read the rest of this entry...]]> Questa miniguida si rivolge ad un’installazione in locale dei pacchetti in oggetto adatti per effettuare delle prove di gestione di siti WEB dinamici.
Installiamo i pacchetti necessari aprendo una console come root e dando il comando:

#yum install httpd mysql php phpmyadmin

Saranno installate automaticamente anche tutte le dipendenze.
Terminata l’installazione dei pacchetti bisogna inizializzare e configurare il tutto.

Iniziamo da APACHE
Per farlo partire, diamo il comando:

#systemctl start httpd.service        (a partire da Fedora 18 si può anche NON scrivere .service)
e subito dopo verifichiamo che è partito con:
#systemctl status httpd.service
Il servizio dovrà risultare:     Active: active (running)
Per rendere bootable il servizio dare il comando:
#systemctl enable httpd.service

Per vedere se Apache funziona, aprire il browser e scrivere nella barra indirizzi:

http://localhost

Se appare la pagina di ‘Fedora Test Page’ significa che il server Apache è in linea! ;-)
Per vedere se funziona anche uno scripting in PHP, editate un file di testo con quanto segue:

Codice: Seleziona tutto
<?php
echo “OK”;
?>

salvare con il nome prova.php e copiarlo nella directory /var/www/html. Questa è la directory dove in futuro bisogna piazzare le pagine PHP.
Scrivere nella barra degli indirizzi del browser

http://localhost/prova

dovrebbe uscire la scritta OK. Se esce, Il primo tassello è sistemato. 8-)

Ora occupiamoci di MySQL.
1) Startare il servizio con il comando:
#systemctl start mysqld.service
Verificare lo stato con il comando:
#systemctl status mysqld.service
Startare al boot con:
#systemctl enable mysqld.service

2)Configurazione
Con il comando:
#mysql_secure_installation

parte la procedura di sicurezza con la quale inserisco la password di accesso al sistema.
Poichè è la prima volta e l’utente root non è ancora stato generato ed è quindi senza password al seguito, darò per prima cosa un bel <enter> ed a seguire inserirò la password che desidero dare a root (con replica).
Alle successive domande risponderò sempre con ‘Y’ (affermativamente).
Anche il secondo tassello è sistemato. 8-)

Ora bisogna startare phpMyAdmin.

Aprire il browser e scrivere nella barra indirizzi:

http://localhost/phpmyadmin

e comparirà una maschera. Dovrete riempire i due campi con quanto impostato nella procedura di sicurezza, cioè

nome utente: root
password: <la password che avete scelto>

ed a seguire andate a generare un database di nome ‘test’. Fatelo con poche colonne, 2 vanno bene. Non ha importanza il contenuto, scrivete quello che volete, salvate e se non ci sono errori, il database è creato.
Ora non resta che testare con una pagina PHP la connessione al database appena creato.
Per farlo editare un file di testo così composto:

<?php
// Connessione a MySQL
$link = mysql_connect(‘localhost’, ‘root’, ”) or die(‘Connessione fallita: ‘ . mysql_error());
// Selezione database di test
mysql_select_db(‘test’) or die(‘Selezione DB fallita: ‘ . mysql_error());
// E’ tutto ok, chiudo la connessione
echo ‘OK. Questa è una prova di collegamento al database test di MySQL eseguita con PHP: entrambi risultano funzionanti !!!’;
mysql_close($link);
?>

Salvare con il nome connect.php e copiarlo nella directory /var/www/html di Apache.
Ora nella barra degli indirizzi del browser scrivere:

http://localhost/connect,php

e se tutto funziona, magicamente vedrete la scritta che dà l’OK della connessione.
Il terzo tassello è sistemato. 8-) ora però abbiamo finito e da questo momento potrete accedere ad un database MySQL con pagine PHP. Ovviamente, si suppone che sappiate cosa farne.

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Usare Git & GitHub http://shabang.xoom.it/wordpress/tutto/usare-git-github/ http://shabang.xoom.it/wordpress/tutto/usare-git-github/#comments Sun, 07 Oct 2012 10:29:46 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=642 ↓ Read the rest of this entry...]]> Dopo l’installazione del pacchetto git (per fedora: yum install git) serve leggere qualcosa qui: http://git-scm.com/book/it/Per-iniziare-Prima-configurazione-di-Git

Prima configurazione di Git:
Il comando ‘git config’ permette di ottenere ed impostare le variabili di configurazione che controllano ogni aspetto delle operazioni e del look di Git.
Queste variabili possono essere salvate in tre posti differenti: in /etc, nella /home/nome_utente e nella dir del repository ( /home/nome_utente/py ed esattamente:

- file /etc/gitconfig: Si passa l’opzione ‘–system’ a ‘git config’, lavorando come ‘root’, In questo file vengono memorizzati i valori per ogni utente del sistema e per tutti i loro repository.
- file ~/.gitconfig: passando l’opzione ‘–global’ a ‘git config’. Specifico per il tuo utente.
- file /.git/config: è cioè presente nella directory del repository git in uso (nel mio caso  ~/py ). Non si passa nessuna opzione, quindi è specifico per ogni singolo repository.

Ogni livello sovrascrive i valori del livello precedente, così i valori in /.git/config vincono su quelli in /etc/gitconfig.

Ecco cosa serve per configurare
1) Per configurare la propria identità (inserita nel file ~/.gitconfig perchè c’è –global)
Si deve impostare il proprio nome utente e indirizzo e-mail, ciò è importante, perché ogni commit di Git usa queste informazioni, che vengono incapsulate nei commit stessi.
I comandi sono:
$ git config –global user.name “John Doe”     (inserito nel file:///~/.gitconfig perchè c’è –global)
$ git config –global user.email johndoe@example.com  (inserito nel file:///~/.gitconfig perchè c’è –global)
Passando l’opzione –global, occorre fare ciò solo una volta, dopo di che Git userà sempre queste informazioni, per qualsiasi operazione fatta sul sistema.
Se si vuole sovrascriverle con un nome o una e-mail per progetti specifici, basta eseguire il comando senza l’opzione –global, quando si è nella dir di uno di quei progetti.

2) Si può impostare il proprio Editor preferito
$ git config –global core.editor gedit      (inserito nel file:///~/.gitconfig perchè c’è –global)

3) Ecco il comando per impostare il proprio Diff preferito (vimdiff) da usare per risolvere i conflitti di merge (fusione)
Diventare root e dare il comando:
# git config –system merge.tool vimdiff    (inserito nel file:///etc/gitconfig perchè c’è –system)

Ecco cosa serve per controllare ciò che è stato fatto
• Per controllare le proprie impostazioni (di tutti i file di config cioè nell’ordine: /etc/gitconfig, ~/.gitconfig, ~/py/.git/config)
Se mi metto nella dir del repository (es.: ~/py/ ) con:
$ git config –list
vedo tutte le config che stanno sopra.

• Per controllare quale è il valore di una chiave:
$ git config user.name

• Per ottenere aiuto
$ git help config

• Per visualizzare lo stato del repository
$ git status

• Per visualizzare il file di LOG con formattazione del testo:
$ git log –graph –date-order -C -M –pretty=format:” %ad [%an] %Cgreen%d%Creset %s” –all –date=short

Aggiornare ( o posizionare) un repo remoto partendo da un repo locale
LOCALE —-> REMOTO
Il repo remoto sarà simile a questo:https://github.com/nome_utente/nome_repository.git
In locale posizionarsi nella cartella del repo /home/nome_utente/py/ e dare il
comando:
$ git push https://github.com/nome_utente/nome_repository.git

Clonare un repo remoto esistente sulla cartella locale
(può essere il tuo repo che aggiorni costantemente oppure anche uno nuovo che vuoi studiare)
REMOTO —->LOCALE
Il repo remoto sarà simile a questohttps://github.com/nome_utente/nome_repository.git oppure a questo  https://github.com/Neroth/gnome-shell-extension-weather
Posizionarsi nella cartella voluta (es.: ( ~/py/ ) e dare uno a scelta fra i comandi:
$ git clone https://github.com/nome_utente/nome_repository.git
$ git clone git://github/Neroth/gnome-shell-extension-weather
$ git clone https://github.com/Neroth/gnome-shell-extension-weather

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Richard Matthew Stallman: l’affermazione della libertà http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/esperimento-globale-laffermazione-della-liberta/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/esperimento-globale-laffermazione-della-liberta/#comments Fri, 29 Jun 2012 19:42:48 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=490 ↓ Read the rest of this entry...]]> Offrire al mondo programmi informatici che possano essere liberamente usati e copiati, modificati e distribuiti, gratis o a pagamento. Questa la scommessa lanciata nell’ormai lontano 1984 da Richard Matthew Stallman. Qualcosa (apparentemente) impossibile perfino a concepirsi, in un’epoca in cui informatica era (ed è) sinonimo di monopoli, produzioni industriali, mega-coporation.

Un approccio tanto semplice quanto rivoluzionario, il concetto stesso di software libero, che ci riporta finalmente con i piedi per terra. E la cui pratica quotidiana è ispirata a un principio anch’esso basilare ma troppo spesso dimenticato: la
libera condivisione del sapere, qui e ora, la necessità di (ri)prendere in mano la libertà individuale di creare, copiare, modificare e distribuire qualsiasi prodotto dell’ingegno umano. Ponendo così le condizioni per un ribaltamento totale proprio di quell’apparato pantagruelico che ha piegato l’attuale ambito informatico alla mercé di un pugno di colos-
si, inarrivabili e monopolistici.

Nella rapida trasformazione degli equilibri in gioco nell’odierna rivoluzione tecnologica e industriale, il software libero va dunque scardinando certezze antiche, aprendo al contempo le porte a scenari del tutto nuovi e inimmaginabili. Senza affatto escluderne i riflessi nel mondo della piccola e grande imprenditoria e a livello commerciale: basti ricordare l’ampio utilizzo del sistema operativo GNU/Linux (spesso indicato, in maniera imprecisa, solo come ‘Linux’) sia su macchine high-end come pure su quelle più economiche e dispositivi portatili vari, mentre il 70 per cento dei server web su internet girano su Apache, programma di software libero. Considerando insomma la centralità assunta dal software in quanto comparto industriale strategico all’interno di una poliedrica età dell’informazione, c’è da scommettere che la rivoluzione innescata da Richard Stallman continuerà a produrre un’onda assai lunga negli anni e nei decenni a venire.
Predisposto all’isolamento sociale ed emotivo, fin da ragazzo Stallman dimostra un’acuta intelligenza unita a una sviscerata attrazione per le discipline scientifiche. Laureatosi in fisica ad Harvard nel 1974, alla carriera di accademico frustrato preferisce l’ambiente creativo degli hacker che danno vita al Laboratorio di Intelligenza Artificiale presso il prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston.

Si tuffa così nella cultura hacker di quegli anni, imparando i linguaggi di programmazione e lo sviluppo dei sistemi operativi. È qui che, poco più che ventenne, scrive il primo text editor estendibile, Emacs. Ma soprattutto abbraccia lo stile di vita anti-burocratico, creativo e insofferente di ogni autorità costituita, tipico della prima generazione di computer hacker al MIT. Nei primi anni ‘60 si deve a costoro, ad esempio, la nascita di Spacewar, il primo video game interattivo, che includeva tutte le caratteristiche dell’hacking tradizionale: divertente e casuale, perfetto per la distrazione serale di decine di hacker, dava però concretezza alle capacità di innovazione nell’ambito della programmazione. Ovviamente, era del tutto libero (e gratuito), di modo che il relativo codice venne ampiamente condiviso con altri programmatori.

All’inizio del 1984 Stallman lascia il MIT per dedicarsi anima e corpo al lancio del progetto GNU e della successiva Free Software Foundation. Come scrive Sam Williams nella biografia ‘ufficiosa’ di Stallman (Codice Libero, Apogeo, 2003), il «passaggio di Richard Matthew Stallman da accademico frustrato a leader politico nel corso degli ultimi vent’anni, testimonia della sua natura testarda e della volontà prodigiosa, di una visione ben articolata sui valori di quel movimento per il software libero che ha aiutato a costruire». A ciò va aggiunta l’alta qualità dei programmi da lui realizzati man mano, «programmi che ne hanno cementato la reputazione come sviluppatore leggendario». Un attivismo spietato, il suo, sempre al servizio della libertà di programmazione, di parola, di pensiero. Non certo casualmente alla domanda se, di fronte alla quasi egemonia del software proprietario, oggi il movimento del software libero rischi di perdere la capacità di stare al passo con i più recenti sviluppi tecnologici, Stallman non ha dubbi: «Credo che la libertà sia più importante del puro avanzamento tecnico. Sceglierei sempre un programma libero meno aggiornato piuttosto che uno non-libero più recente, perché non voglio rinunciare alla libertà personale. La mia regola è, se non posso condividerlo, allora non lo uso».

 

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No all’abuso. Sì al software libero. http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/allabuso/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/allabuso/#comments Fri, 29 Jun 2012 14:58:07 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=482 ↓ Read the rest of this entry...]]>

Cari amici,

Lo sapevate che il computer con cui state leggendo questo blog non è
vostro? Vi conviene rendervene conto subito, altrimenti sarebbe troppo tardi.

La verità è che, per quanto incredibile sia, non ci possiamo installare
quello che vogliamo, non possiamo decidere di usare il sistema
operativo che più ci aggrada, a meno di non volere rinunciare a nostri
importanti diritti come ad esempio la sostituzione di un prodotto
difettoso. Scandalizzati?

Le grandi catene di distribuzione, infatti, si rifiutano di sostituire prodotti
difettosi, se il software preinstallato Microsoft Windows è stato sostituito con
un altro sistema operativo, guarda caso con software libero GNU/Linux.

Mobilitandoci, ora, contro questo sopruso prima che sia troppo tardi.

Io, l’ho scoperto solo qualche settimana fa. Non mi hanno voluto sostituire
un computer difettoso, che secondo loro stessa ammissione faceva parte
di una partita difettosa, solo perché vi avevo installato GNU/Linux!
Un’ingiustizia che non ho voluto accettare. Ho contattato subito
alcune associazioni di consumatori per capire come reagire.
E’ stata scritta una dura lettera di diffida con cui abbiamo avvisato il distributore
che saremmo andati per vie legali. Stranamente hanno cambiato idea ed hanno
sostituito il computer.

Ma non tutti i cittadini hanno a disposizione un team di avvocati e
questi soprusi sono all’ordine del giorno. Non possiamo accettare
questa modo scorretto di imporre monopoli.
Uniamoci per mettere fine a questi soprusi aderendo alla campagna e
diffondendo video e pagina tra i nostri contatti.

http://salvapinguino.info/

Ma c’è molto ancora da dire sugli abusi verso il software libero.

Perché la pubblica amministrazione non lo usa in modo massiccio?

Perché Il software libero viene ghettizzato e usato solo da una esigua
minoranza di persone?

La causa sono i profondi interessi economici che legano le grandi multinazionali
del software con i produttori di hardware e le grandi catene di distribuzione

I cittadini però ne hanno abbastanza.
Unisciti alla campagna, segnala abusi e poi condividi con tutti i contatti

http://salvapinguino.info/

Cominciamo a riprenderci i nostri diritti.

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Il bazar http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/raymond/il-bazar/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/raymond/il-bazar/#comments Thu, 28 Jun 2012 13:00:58 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=465 ↓ Read the rest of this entry...]]> Sappiamo che la società democratica odierna, basata sulle libertà individuali e sul diritto/dovere dei cittadini, è stata paragonata ad un bazar levantino più che ad un esclusivo club di gentlemen britannici.

In questo bazar si possono trovare un mucchio di cose, anche le più strane. Nessuno è obbligato a comperare, ma a nessuno può venire in mente di proibire di esporre e vendere le merci. Per dirla meglio, in questo bazar ognuno esegue delle scelte dettate dalle proprie personali convinzioni e non c’è nessun altro che lo può sostituire.. Ciascuno è il ‘guardiano’ di se stesso. Se poi si tiene conto che in un bazar coesistono in un medesimo istante venditori e consumatori, ciascuno con il loro bagaglio culturale e di tradizioni, viene spontaneo chiedersi: cosa succederebbe se qualcuno, sentendosi minacciato dalla diversità del vicino, reagisse in malo modo? Sarebbe cacciato istantaneamente da tutti gli altri. La situazione sarebbe insostenibile per la maggioranza dei presenti, che riterrebbe controproducente la continuazione ed il ripetersi di tale fenomeno.

Il Prof. Giovanni Sartori ha più volte ribadito che gli individui si aggregano in ‘coalescenze’, anche stabili, ma a patto che esista un confine, anche mobile, che divida ‘quelli di dentro” da ‘quelli di fuori’. Cosa significa ciò? I rapporti in una società democratica si devono forse equiparare al rapporto venditore-cliente e nulla più? Credo proprio di sì. Le culture evolvono e gli interessi mutano col passare del tempo, ma, in un determinato istante, quello che conta è il punto d’incontro ovvero il livello di ‘contaminazione’ reciproco. Se a me va bene qualcosa e va bene anche a te, si marcia assieme allo stesso passo. La famosa reppresentazione di Karl Popper del soldato che si disinteressa del fatto che il resto del battaglione non marcia come lui e che non si adegua e critica, è il contrario di quello che ci si aspetta da un pieno rapporto venditore-cliente. L’allineamento viene sempre ricercato e raggiunto con reciproca soddisfazione. Una società aperta e libera colloca l’essere umano nella concreta condizione di vivere, competere e cooperare allo stesso tempo, indipendentemente dalle rispettive provenienze culturali, proprio come in un bazar.

Tutti conoscono ed utilizzano giornalmente Wikipedia, ma pochi sanno che Wikipedia è cresciuta ed è diventata adulta con la modalità a bazar: ogni lettore, se lo desidera, può integrare e migliorare i contenuti. La verifica delle modifiche apportate al testo è gestita direttamente dagli stessi utenti.

Il metodo ‘bazar’ è più meglio assai  8-)))

 

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Joomla! Come funziona? http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/joomla-funziona/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/joomla-funziona/#comments Tue, 12 Jun 2012 13:07:17 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=434 ↓ Read the rest of this entry...]]> Uno dei più usati Content Management System (CMS) per la creazione di siti web dinamici è Joomla!

Il primo passo per comprendere come Joomla struttura i contenuti è capire che non ci sono pagine!

Una pagina viene costruita dinamicamente quando il visitatore clicca su un determinato link sulla pagina principale. Oltre alla ‘Homepage’ del sito contenente tutti i collegamenti agli argomenti ed alle attività, esistono:

  • i file di testo scritti in linguaggio PHP relativi alle attività da svolgere;
  • un database mySQL da gestire;
  • i punti di riferimento, o segnaposti, posizionati  in un particolare foglio, o template, per creare le pagine in maniera automatica (dinamicamente);

Joomla procede in questo modo: quando rileva un click dell’utente e sa quale pagina generare, cerca i contenuti e li posiziona nella pagina esatta. Se i contenuti cambiano, la pagina sarà presentata con i nuovi contenuti. Questo è il grande passo in avanti che è stato fatto dopo l’introduzione del linguaggio HTML, che generava pagine statiche, fornendo semplicemente al browser le indicazioni di come dovevano essere presentate le pagine.

Joomla offre anche la possibilità di creare contenuti organizzati in modo gerarchico.

 

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SABAYON – Cose da ricordare al cambio del KERNEL http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/saba/sabayon-cose-da-ricordare-al-cambio-del-kernel/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/saba/sabayon-cose-da-ricordare-al-cambio-del-kernel/#comments Fri, 01 Jun 2012 11:57:50 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=325 ↓ Read the rest of this entry...]]> Dopo l’uso di:

#kernel-switcher switch sys-kernel/linux-sabayon-x.y.z

con conseguente cambio di kernel, potrebbero verificarsi dei problemi. L’esperienza insegna.:)

Kaffeine
Con Kaffeine non va la televisione con errore “NO DEVICE FOUND”.
Allora bisogna mettere in:
‘Televisione>Configura televisione> dispositivo 1′ il device (ad esempio afatech) agendo su “sposta a sinistra”.
e poi scegliere
Sorgente>Scansione automatica Italia.
Restartare Kaffeine.

Virtualbox
(vedi: https://wiki.sabayon.org/index.php?title=HOWTO:_Using_Virtualbox)
Quando si cerca di lanciare il caricamento di win da questo errore:
Kernel driver not installed (rc=-1908)

The VirtualBox Linux kernel driver (vboxdrv) is either not loaded or there is a permission problem with /dev/vboxdrv.
Please reinstall the kernel module by executing
‘/etc/init.d/vboxdrv setup’
as root. If it is available in your distribution, you should install the DKMS package first. This package keeps track of Linux kernel changes and recompiles the vboxdrv kernel module if necessary.

Allora bisogna installare il pacchetto dei sorgenti del kernel esempio:
sys-kernel/sabayon-sources-3.4
che non viene installato con il comando kernel-switcher (vedi sopra).
Ciò va fatto perchè, come dice l’avviso sopra riportato con il comando:
#/etc/init.d/vboxdrv setup
avviene la compilazione dei moduli e quindi servono i sorgenti del kernel stesso. Il vero problema è che ciò dovrebbe essere fatto in automatico con il comando kernel-switcher ma ciò non avviene. BISOGNA dirlo a fabio Erculiani.

Al termine per rendere automatico e definitivo il caricamento dei moduli di virtualbox al boot editare:

# nano /etc/conf.d/modules

ed inserire:

modules=”vboxdrv vboxnetflt vboxnetadp”

 

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Familismo amorale http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/318/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/318/#comments Thu, 31 May 2012 14:10:14 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=318 ↓ Read the rest of this entry...]]> Tocqueville sosteneva che in una società moderna il progresso dipende in primo luogo dalla capacità dei cittadini di associarsi. Banfield, in un saggio del 1958, partendo da questa tesi, arrivò a dire molto di più e cioè che l’arretratezza ha come causa principale la sopravvalutazione dei legami famigliari a scapito di interessi o forme associativi più vaste. Jean-Francois Revel, nello stesso anno, rincarava la dose e accusava gli italiani di pigrizia, di ignoranza del loro passato, di conformirsmo e di ipocrisia. Condannava i costumi di un Paese dove era ancora proibito (siamo, ripeto, nel 1958) usare termini come divorzio, aborto, preservativo. Tutti questi studiosi stranieri vennero naturalmente criticati, sostenendo per esempio che il concetto di “famiglia” è molto vasto, complesso e non lo si può racchiudere in definizioni troppo strette. Fu ricordato per esempio che per secoli il territorio italiano aveva subito innumerevoli prepotenze degli eserciti invasori che avevano a più riprese attraversato la Penisola. Per secoli la “famiglia” era stato il solo rifugio contro le vessazioni di signorotti e governanti famelici. Il bisogno di “famiglia” era stata una necessità di cuii ancora oggi si pagano le conseguenze.

Oggi comunque la famiglia è molto cambiata e anche se la pubblicità continua a presentarci padre-madre-due-bambini che corrono spensierati in un prato pieno di fiori, lo fa sempre più raramente. Oggi le famiglie sono formate molte volte da un solo genitore o da genitori conviventi senza essere sposati. In forte aumento sono le nozze civili.La forza dirompente della crisi, la difficoltà per i giovani di trovare un posto di lavoro ed un alloggio ha contribuito non poco a questa situazione.

Ora, volendo occuparci di politica, abbiamo scoperto che il “delfino” designato a succedere alla conduzione del partito-della-lega-nord era il “figlio” del “capo”, il tutto con l’approvazione ed il bene placido della ‘cosiddetta dirigenza leghista’. Addirittura nel volgere di qualche mese le cose erano andate nel modo che potesse diventare, senza averne le capacità, anche assessore regionale della Lombardia. Incredibile.

Che dire poi del Mastella, Ministro della Repubblica nel 2008. Appena eletto il governo Prodi, annunciò le sue dimissioni a seguito dell’arresto della moglie per tentata concussione. La sua frase più apprezzata dall’aula di Montecitorio fu: “Tra l’amore della mia famiglia ed il potere scelgo il primo”. Alcide De Gasperi, o Ugo La Malfa, Pietro Nenni o Enrico Berlinguer, Luigi Einaudi o Carlo Azeglio Ciampi (ed altri di pari livello) non avrebbero contrapposto in modo petulante la “famiglia” al “potere”.

La carica ministeriale come “potere”. Le dimissioni come rinuncia al “potere”. Una visione che esclude già fin dall’inizio il concetto di <res pubblica>, di collettività, di <civil servant> che un ministro dovrebbe sentire in modo assai forte.

 

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Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia. http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/nessuno-fallira-men-che-meno-litalia/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/nessuno-fallira-men-che-meno-litalia/#comments Sat, 26 May 2012 09:12:20 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=302 ↓ Read the rest of this entry...]]> Portogallo, Italia, Grecia e Spagna  sono state definite dei PIGS, cioè nazioni-maiale, che hanno vissuto negli anni al di sopra delle loro possibilità..

“Abominevole”, dirà qualcuno, ma altri diranno “ ce lo meritiamo e dovevamo aspettarcelo. Prima o poi i nodi vengono al pettine”.

Tutti si chiedono in questo momento se la Grecia fallirà e con essa anche le altre ‘sorelle’.

La maggior parte risponde: “nessuno lo può sapere”. Certo che una situazione del genere non si era mai verificata prima e la sigla PIGS, oltre che ad essere una di quelle ciniche e ‘irresistibili’ freddure anglosassoni, assomiglia maggiormente ad una sentenza già scritta, già condivisa, con la quale si condanna tutta l’Europa del sud a diventare una zona marginale, dimenticata ed impoverita, poco più di una grande colonia turistica.

Distese di ristoranti ed hotel, di campi da golf e di residence in cui i figli di quelle terre saranno costretti a diventare camerieri, custodi e badanti, indossando divise senza stemmi, passando le giornate a versare chardonnay ai nuovi ricchi del mondo, accompagnare settantenni fumosi con le loro borse stracariche di mazze e circuire le loro mogli con la scusa della ‘virilità’ latina.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Certo che la situazione è grave se guardiamo ai nostri figli ed ai giovani in generale. Quello sopra riportato è uno scenario irreale, che scaturisce, ammettiamolo, da una mente che possiamo definire alquanto fantasiosa. Ma com’è invece la realtà? In quale società stiamo vivendo? Quale futuro potrà mai scaturire da un’intera generazione allevata nella barbarie di una imitazione di democrazia, costretta a rincorrere un simulacro di posto di lavoro. Le risposte sono ardue ma non impossibili.

L’Italia non fallirà, ma i nostri figli sono stati lasciati per anni, un ventennio ragionando al minimo, davanti alla televisione a guardare cazzate su cazzate, ad assistere attoniti all’affermazione pubblica di incapaci, inetti, mentecatti e ladri confessi, mentre tutto attorno stava crollando, prima lentamente poi a rotta di collo.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Ma gli italiani dovranno avviare una profonda revisione e trasformazione delle loro mentalità, fino a pensare di fare giustizia delle idee, una volta scintillanti ed ora insostenibili, come quelle che hanno reso schiave le persone, impedendo loro di guardare lucidamente al futuro osservandolo con oggettività, e creando illusioni da quattro soldi sparse per anni davanti ai loro piedi. Quando la collettività è composta da persone imbevute come delle spugne di falsi desideri impiantati nelle nostre menti dalla pubblicità martellante delle maledette multinazionali, che presentano un mondo enorme e tagliente, ma vuoto, comico ma nello stesso tempo terribilmente tragico, che porta l’individuo anche al suicidio, allora serve una inversione di tendenza, serve un ripensamento generale sullo sviluppo, sulla sua definizione, sulle modalità per ottenerlo e, per ultimo ma molto più importatnte, sulla direzione che deve prendere la vita dei cittadini.

Il futuro non è più una immensa autostrada vuota e l’economia italiana non è più una rombante Ferrari a dodici cilindri, A noi ed ai nostri figli è toccata in sorte una stradina stretta da percorrere con una utilitaria, come quelle diffusissime negli anni ’50 e ’60 :) , da guidare in mezzo ad un traffico infernale.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

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Fedora – Comandi da ricordare http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/fedora/fedora-comandi-da-ricordare/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/fedora/fedora-comandi-da-ricordare/#comments Thu, 24 May 2012 09:24:36 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=266 ↓ Read the rest of this entry...]]> Liberare un pò di spazio
# rm -rf /tmp/*

Per vedere i dati del BIOS
# dmidecode –type 0 –type 1

Per non caricare un modulo
Inserire nome_del_modulo in:
nano /etc/modprobe.d/blacklist.conf

Generare grub2
grub2-mkconfig -o /boot/grub2/grub.cfg

Usare beesu
Con ‘#yum install beesu’ si installa quest’utilità e con

$beesu nautilus

si naviga come root nelle <dir> (fare attenzione naturalmente :-) )

Comandi vari
$yum list installed kernel                (dice quanti e quali kernel sono installati)
$rpm -qa | grep -i fc16 | wc -l         (dice quanti pacchetti sono installati relativi a f16)
$rpmquery -l libselinux                   (elenca i file in un pacchetto)
$rfkill list             (dice quali wifi ci sono sul sistema)
$nmcli dev list    (elenca le connessioni wifi presenti con le relative caratteristiche di trasmissione)
#tac /var/log/yum.log | less  (dice quali pacchetti sono stati installati dal più recente al più vecchio)
$ finger nome_utente
$ env | grep HOME
$ pwd

Se voglio vedere a quale pacchetto serve una libreria (es.: libfreebl3) con la rete attiva:
# yum provides libfreebl3.so
e si trovano le appartenenze.
Per pulire:
#yum clean all
#yum -y update
#rpm -qa | grep rpm
• rpm-4.9.1.3-1.fc16.i686
• rpm-devel-4.9.1.3-1.fc16.i686
• rpm-build-libs-4.9.1.3-1.fc16.i686
• deltarpm-3.6-0.6.20110223git.fc16.i686
• redhat-rpm-config-9.1.0-24.fc16.noarch
• rpm-python-4.9.1.3-1.fc16.i686
• rpmfusion-free-release-16-3.noarch
• rpm-libs-4.9.1.3-1.fc16.i686
• rpmfusion-nonfree-release-16-3.noarch
• rpm-build-4.9.1.3-1.fc16.i686
• rpmdevtools-8.2-1.fc16.noarch
• python-deltarpm-3.6-0.6.20110223git.fc16.i686
e reinstallare tutto con
#yum reinstall rpm rpm-build rpm-build-libs ecc.ecc.
Alla fine dare un bel:
#yum-complete-transaction

 

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