Portogallo, Italia, Grecia e Spagna  sono state definite dei PIGS, cioè nazioni-maiale, che hanno vissuto negli anni al di sopra delle loro possibilità..

“Abominevole”, dirà qualcuno, ma altri diranno “ ce lo meritiamo e dovevamo aspettarcelo. Prima o poi i nodi vengono al pettine”.

Tutti si chiedono in questo momento se la Grecia fallirà e con essa anche le altre ‘sorelle’.

La maggior parte risponde: “nessuno lo può sapere”. Certo che una situazione del genere non si era mai verificata prima e la sigla PIGS, oltre che ad essere una di quelle ciniche e ‘irresistibili’ freddure anglosassoni, assomiglia maggiormente ad una sentenza già scritta, già condivisa, con la quale si condanna tutta l’Europa del sud a diventare una zona marginale, dimenticata ed impoverita, poco più di una grande colonia turistica.

Distese di ristoranti ed hotel, di campi da golf e di residence in cui i figli di quelle terre saranno costretti a diventare camerieri, custodi e badanti, indossando divise senza stemmi, passando le giornate a versare chardonnay ai nuovi ricchi del mondo, accompagnare settantenni fumosi con le loro borse stracariche di mazze e circuire le loro mogli con la scusa della ‘virilità’ latina.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Certo che la situazione è grave se guardiamo ai nostri figli ed ai giovani in generale. Quello sopra riportato è uno scenario irreale, che scaturisce, ammettiamolo, da una mente che possiamo definire alquanto fantasiosa. Ma com’è invece la realtà? In quale società stiamo vivendo? Quale futuro potrà mai scaturire da un’intera generazione allevata nella barbarie di una imitazione di democrazia, costretta a rincorrere un simulacro di posto di lavoro. Le risposte sono ardue ma non impossibili.

L’Italia non fallirà, ma i nostri figli sono stati lasciati per anni, un ventennio ragionando al minimo, davanti alla televisione a guardare cazzate su cazzate, ad assistere attoniti all’affermazione pubblica di incapaci, inetti, mentecatti e ladri confessi, mentre tutto attorno stava crollando, prima lentamente poi a rotta di collo.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Ma gli italiani dovranno avviare una profonda revisione e trasformazione delle loro mentalità, fino a pensare di fare giustizia delle idee, una volta scintillanti ed ora insostenibili, come quelle che hanno reso schiave le persone, impedendo loro di guardare lucidamente al futuro osservandolo con oggettività, e creando illusioni da quattro soldi sparse per anni davanti ai loro piedi. Quando la collettività è composta da persone imbevute come delle spugne di falsi desideri impiantati nelle nostre menti dalla pubblicità martellante delle maledette multinazionali, che presentano un mondo enorme e tagliente, ma vuoto, comico ma nello stesso tempo terribilmente tragico, che porta l’individuo anche al suicidio, allora serve una inversione di tendenza, serve un ripensamento generale sullo sviluppo, sulla sua definizione, sulle modalità per ottenerlo e, per ultimo ma molto più importatnte, sulla direzione che deve prendere la vita dei cittadini.

Il futuro non è più una immensa autostrada vuota e l’economia italiana non è più una rombante Ferrari a dodici cilindri, A noi ed ai nostri figli è toccata in sorte una stradina stretta da percorrere con una utilitaria, come quelle diffusissime negli anni ’50 e ’60 :) , da guidare in mezzo ad un traffico infernale.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

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