ShabangShabang » filosofia http://shabang.xoom.it/wordpress Il bauletto virtuale Mon, 06 May 2013 09:00:41 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Massimo di informazione = minimo di verità http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/massimo-di-informazione-minimo-di-verita/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/massimo-di-informazione-minimo-di-verita/#comments Sat, 15 Sep 2012 07:49:38 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=612 ↓ Read the rest of this entry...]]> Oggi,.tutti sanno tutto, anzi, tutti vedono (credono o s’illudono di vedere) tutto, ma quel tutto è sempre spostato rispetto al centro del problema, Quando sembra che lo governi, che lo possiedi, il tutto ti sfugge dalle ‘mani’ e diventi consapevole che lo devi ricercare, perchè in fondo sai benissimo che ciò che hai scoperto non è tutta la verità. E’ come quando hai finito di leggere il giornale che hai comperato in edicola dopo il caffè mattutino. Sai che le notizie ormai sono ‘vecchie’ e rimani subito in attesa della notizie successive, più fresce, ma sai anche che pure loro sono soggette, appena fruite, di ammuffire. Perchè si entra in questa spirale?

Una spiegazione potrebbe essere che si vuole conoscere il presente per predire il futuro, ma per una previsione corretta, bisognerebbe conoscere la verità del presente, invece tra informazione e verità si è aperta una divaricazione, al massimo dell’informazione oggi corrisponde il minimo di verità.

Personalmente dubito di tutte le informazioni che mi arrivano e le faccio mie solo dopo averle ‘pesate’. Credo infatti che ogni volta va eliminata la ‘tara’, proprio come quando si compera il prosciutto dal salumiere e, dopo averlo mangiato, la carta che lo avvolgeva finisce nel cestino della spazzatura.

La scrematura non è facile, richiede impegno e ragionamento, ma tale sforzo viene ripagato immancabilmente , subito dopo (ore, giorni o mesi che siano), confermando che tale operazione è sempre necessaria.

 

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Roba da medioevo http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/roba-da-medioevo/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/roba-da-medioevo/#comments Thu, 02 Aug 2012 07:38:43 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=583 ↓ Read the rest of this entry...]]> Tutti lo pensano: il medioevo fa paura. Tra Inquisizione, peste, carestie, torture e angherie varie, quando oggi si pensa al medioevo, ci assale un senso di terrore. Anche nel nostro vivere quotidiano ogni volta che ci troviamo di fronte a casi d’ingiustizia, arretratezza, ottusità, ignoranza, inefficienza, prevaricazione e violenza il commento che ci viene spontaneo è: << roba da medioevo.>>. Il medioevo ci viene in aiuto per costruire similitudini, ad esempio, parlando di università, i professori sono “baroni” e i luoghi in cui esercitano il loro dominio sono “feudi”, questo perchè ci troviamo di fronte ad un sistema assai ingiusto, un sistema feudale appunto.

L’interpretazione secondo la quale il medioevo è il tempo delle tenebre è abbastanza diffusa e ciò ha un impatto considerevole sul nostro modo di pensare fino a farci ritenere che, secondo alcune scuole di pensiero, il medioevo è alle nostre porte. La sensazione che l’umanità stia ritornando al medioevo è presente, basta fare un giro sul web.

Crisi sociali, assenza di valori morali, inquinamento, scontro tra civiltà, riscaldamento del pianeta e non ultimo l’affacciarsi di malattie sconosciute fanno ritenere esatta l’ipotesi che il mondo stia peggiorando anno dopo anno ed alcuni addirittura ritengono imminente la “fine del mondo”. Questo modo di pensare è sempre più diffuso, ma perché? Perché purtroppo molti fra coloro che giudicano negativamente l’epoca in cui viviamo, paragonandola con disgusto al medioevo, nutrono l’idea di una continua decadenza contemporanea imprigionati ed incapaci come sono di abbandonare vecchi e nuovi pregiudizi, contrapponendo l’idea illuminista e positivista del continuo progresso della specie umana ad una idea oscurantista che presenta e mantiene una negatività della conoscenza e del sapere, come ad esempio negando l’evoluzionismo con i ‘se’ ed i ‘ma’ (Evoluzione e chiesa cattolica).

Ma il medioevo significa anche “crociate” ed è avvenuto di recente che alcuni movimenti cristiani tradizionalisti e la stessa amministrazione americana (Bush) hanno pensato e parlato di uno scontro tra mondo cristiano e mondo arabo proprio come se si trattasse della”decima crociata” (le altre nove risalgono all’epoca medioevale). Niente più che prese di posizione dettate da un sentimento di odio razziale e religioso con venature di grossi interessi economici da salvaguardare. Dunque, anche scontro di civiltà.

Ma la chiesa cattolica e il Vaticano, come si collocano in questo scenario di “guerra santa”? La Santa Sede ha osteggiato con tutti i mezzi diplomatici l’entrata in guerra contro l’Iraq e si è ben guardata dal considerare la missione guidata dagli Stati Uniti d’America come una “crociata”. Se non l’avesse fatto avrebbe giustificato una presunzione teocon [1] di considerare il conflitto anche come una guerra di religione. Ma, nel 2006 papa Benedetto XVI durante una lezione all’università di Ratisbona, aveva ribadito il concetto che il carattere non ragionevole di una fede che pretende di affermarsi con la violenza, non era condivisibile. Dunque, Islam e ji-had, citati direttamente, Cristianesimo e crociata, taciuti. Il giudizio sulla ji-had chiaro e limpido, quello sulla crociata non espresso ovvero mancante.

[1] Il termine teocon è stato usato (anche in Italia a partire dal 2004, fuori dell’ambito culturale statunitense di riferimento primario del termine), per indicare alcuni movimenti cattolici o persone di orientamento cattolico e conservatore. Tra questi, Comunione e Liberazione, l’Opus Dei e i Legionari di Cristo.

 

 

 

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Un cervello indifeso http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/cervello-indifeso/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/cervello-indifeso/#comments Sat, 07 Jul 2012 14:54:13 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=504 ↓ Read the rest of this entry...]]> Da sempre il diritto riconosce la “pazzia” come attenuante nel giudicare le azioni criminali di un determinato individuo. L’incapacità totale o parziale di intendere e di volere oppure l’infermità mentale, se riconosciuta, in ogni paese ed in ogni livello di giudizio “scusano” l’imputato fino a considerarlo “quasi” innocente.
Oggi conosciamo i progressi che sono stati raggiunti in campo medico e diagnostico, anche per quanto riguarda il funzionamento del cervello umano. Sono stati evidenziati i rapporti esistenti tra irrazionalità e comportamenti condizionati da anomalie genetico-celebrali.
Emerge piano piano una nuova immagine dell’uomo, non più diviso tra anima e corpo, libero e razionale, ma bensì frutto dell’evoluzione e dell’irrazionalità, dominato dalle passioni, molto meno libero, menomato nelle sue azioni quotidiane da impedimenti neuro-celebrali che uccidono la mente, modificano i pensieri e condizionano i comportamenti, come nel caso di assunzione di droghe.
Da un paio di decenni nelle aule dei tribunali a volte sono comparse tesi difensive che tentano di dimostare una correlazione tra comportamento criminale ed anomalie proprie del cervello. Se fosse provata una menomazione cerebrale, renderebbe l’individuo sotto processo non responsabile della propria condotta ed addirittura non perseguibile penalmente, proprio come nel caso di giovani adolescenti. Sappiamo infatti che i neuroni della corteccia prefrontale raggiungono la piena maturità solo dopo il ventesimo hanno di età, quindi ben fanno i giudici in occasione di reati commessi da giovani individui a riconoscere la semi-incapacità ad intendere e volere.

Ma quando siamo di fronte a soggetti adulti, con qualche problema psichico, la strategia difensiva portata avanti dagli avvocati molte volte ricorre alla tecnologia medica, che oggi è in grado di fornire risonanze magnetiche e tomografie computerizzate, che permettono di comprendere lo stato di salute e le funzionalità di certe aree celebrali. L’uso che solitamente se ne fa di questi documenti é quello di evidenziare lesioni e difetti per consentire ai medici di intervenire per prevenire e curare. Quando però questi documenti servono in tribunale alla difesa per tentare di dimostrare che è intervenuta una causa esterna che ha permesso l’annullamento del proprio controllo volontario, nel caso di situazioni estreme, come infanticidi e pluriassassinii, ben fanno certi giudici a rifiutare il nesso tra danno neuro-celebrale e propensione alla violenza.

Come è possibile, ad esempio, applicare simili attenuanti ad Anders Breivik che nel luglio del 2011 ha assassinato a sangue freddo 77 persone a Oslo senza una motivazione se non quanto dettato da un suo delirio ideologico? In questo caso qualche cosa di orribile deve essere avvenuto nel suo cervello. Forse un tumore ha annebbiato i suoi istinti naturali? Forse non sapremo mai cosa è successo in quel cervello, ma una cosa è certa quel signore dovrà passare i suoi anni ad espiare.

Invece, in casi più ‘normali’ oltre al “mancato adattamento”, in chiave sociologica, che porta i rei a vivere per anni in comunità di recupero, oggi esiste il “malfunzionamento cerebrale”, in chiave neuroscientifica, che, grazie al nascente “neurodiritto”, si sta affermando come incalzante rivoluzione dei concetti giuridici che regolano la nostra società. Questa situazione si prefigura come ineluttabile conseguenza dovuta alla ormai devastante incapacità del cervello di difendersi dagli attacchi della scienza medica.

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Richard Matthew Stallman: l’affermazione della libertà http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/esperimento-globale-laffermazione-della-liberta/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/esperimento-globale-laffermazione-della-liberta/#comments Fri, 29 Jun 2012 19:42:48 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=490 ↓ Read the rest of this entry...]]> Offrire al mondo programmi informatici che possano essere liberamente usati e copiati, modificati e distribuiti, gratis o a pagamento. Questa la scommessa lanciata nell’ormai lontano 1984 da Richard Matthew Stallman. Qualcosa (apparentemente) impossibile perfino a concepirsi, in un’epoca in cui informatica era (ed è) sinonimo di monopoli, produzioni industriali, mega-coporation.

Un approccio tanto semplice quanto rivoluzionario, il concetto stesso di software libero, che ci riporta finalmente con i piedi per terra. E la cui pratica quotidiana è ispirata a un principio anch’esso basilare ma troppo spesso dimenticato: la
libera condivisione del sapere, qui e ora, la necessità di (ri)prendere in mano la libertà individuale di creare, copiare, modificare e distribuire qualsiasi prodotto dell’ingegno umano. Ponendo così le condizioni per un ribaltamento totale proprio di quell’apparato pantagruelico che ha piegato l’attuale ambito informatico alla mercé di un pugno di colos-
si, inarrivabili e monopolistici.

Nella rapida trasformazione degli equilibri in gioco nell’odierna rivoluzione tecnologica e industriale, il software libero va dunque scardinando certezze antiche, aprendo al contempo le porte a scenari del tutto nuovi e inimmaginabili. Senza affatto escluderne i riflessi nel mondo della piccola e grande imprenditoria e a livello commerciale: basti ricordare l’ampio utilizzo del sistema operativo GNU/Linux (spesso indicato, in maniera imprecisa, solo come ‘Linux’) sia su macchine high-end come pure su quelle più economiche e dispositivi portatili vari, mentre il 70 per cento dei server web su internet girano su Apache, programma di software libero. Considerando insomma la centralità assunta dal software in quanto comparto industriale strategico all’interno di una poliedrica età dell’informazione, c’è da scommettere che la rivoluzione innescata da Richard Stallman continuerà a produrre un’onda assai lunga negli anni e nei decenni a venire.
Predisposto all’isolamento sociale ed emotivo, fin da ragazzo Stallman dimostra un’acuta intelligenza unita a una sviscerata attrazione per le discipline scientifiche. Laureatosi in fisica ad Harvard nel 1974, alla carriera di accademico frustrato preferisce l’ambiente creativo degli hacker che danno vita al Laboratorio di Intelligenza Artificiale presso il prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston.

Si tuffa così nella cultura hacker di quegli anni, imparando i linguaggi di programmazione e lo sviluppo dei sistemi operativi. È qui che, poco più che ventenne, scrive il primo text editor estendibile, Emacs. Ma soprattutto abbraccia lo stile di vita anti-burocratico, creativo e insofferente di ogni autorità costituita, tipico della prima generazione di computer hacker al MIT. Nei primi anni ‘60 si deve a costoro, ad esempio, la nascita di Spacewar, il primo video game interattivo, che includeva tutte le caratteristiche dell’hacking tradizionale: divertente e casuale, perfetto per la distrazione serale di decine di hacker, dava però concretezza alle capacità di innovazione nell’ambito della programmazione. Ovviamente, era del tutto libero (e gratuito), di modo che il relativo codice venne ampiamente condiviso con altri programmatori.

All’inizio del 1984 Stallman lascia il MIT per dedicarsi anima e corpo al lancio del progetto GNU e della successiva Free Software Foundation. Come scrive Sam Williams nella biografia ‘ufficiosa’ di Stallman (Codice Libero, Apogeo, 2003), il «passaggio di Richard Matthew Stallman da accademico frustrato a leader politico nel corso degli ultimi vent’anni, testimonia della sua natura testarda e della volontà prodigiosa, di una visione ben articolata sui valori di quel movimento per il software libero che ha aiutato a costruire». A ciò va aggiunta l’alta qualità dei programmi da lui realizzati man mano, «programmi che ne hanno cementato la reputazione come sviluppatore leggendario». Un attivismo spietato, il suo, sempre al servizio della libertà di programmazione, di parola, di pensiero. Non certo casualmente alla domanda se, di fronte alla quasi egemonia del software proprietario, oggi il movimento del software libero rischi di perdere la capacità di stare al passo con i più recenti sviluppi tecnologici, Stallman non ha dubbi: «Credo che la libertà sia più importante del puro avanzamento tecnico. Sceglierei sempre un programma libero meno aggiornato piuttosto che uno non-libero più recente, perché non voglio rinunciare alla libertà personale. La mia regola è, se non posso condividerlo, allora non lo uso».

 

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Solo tre cose non servono alla scienza http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/giorello/solo-tre-cose-servono-alla-scienza/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/giorello/solo-tre-cose-servono-alla-scienza/#comments Fri, 29 Jun 2012 08:29:13 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=474 ↓ Read the rest of this entry...]]> Per Charles Sanders Peirce sono tre le cose che non possiamo mai sperare di raggiungere con il ragionamento: la certezza assoluta, l’esattezza assoluta e l’universalità assoluta. Solo la critica può consentire piena indipendenza all’indagine scientifica. Il ritenere che tra le pieghe della scienza debba annidarsi un atteggiamento fallibilistico del sapere deve essere lo stile di vita dello scienziato. Al contrario, per evidenti ragioni, il ‘conservatorismo’ è totalmente fuori luogo ed è la storia che ci insegna che ogni progresso è avvenuto perchè il radicalismo ha dato quell’urgenza e quell’impazienza necessarie per sperimentare, per scoprire nuove realtà.

Oggi assistiamo ad un ritorno degli strali neoconservatori, soprattuto inerenti al rapporto tra fede e ragione. Darwin ci ha mostrato che il metodo della ‘selezione naturale’ è una simulazione delle azioni del ‘Creatore’. La teoria evoluzionistica rappresenta l’autentico fondamento della comprensione razionale del mondo. Anche la chiesa cattolica non disconosce le prove scientifiche che starebbero alla base dei processi evolutivi, ma quello che viene confutato è il principio secondo il quale la ‘filosofia evoluzionistica’ sia l’unica spiegazione possibile. Non solo, è convincimento largamente diffuso tra le gerarchie ecclesiastiche, che la cultura scientifica dominante fa ritenere non possibile l’esistenza di altri livelli di pensiero oltre a quello razionale. Sulla base di questi errati convincimenti, viene rifiutato a priori ogni tipo di discorso. Occorre riconoscere che, anche se ci fosse da parte della comunità scientifica un simile atteggiamento prevaricatore, durerebbe poco perché non troverebbe cittadinanza nella pratica della scienza stessa, come dimostrato ormai da qualche secolo.

Forse a questo punto, la questione non riguarda il rapporto tra fede e razionalità, ma tra fallibilismo e infallibilismo, tra una verità che non vorrebbe salvare neanche se stessa e la verità che promette salvezza a chiunque si sottometta. Questione di lana caprina? Non direi, si tenga conto che alla base di scelte pratiche di vita stanno anche scelte filosofiche. Quando si dice che la vita è ‘sacra’, solitamente non ci si riferisce ad un fatto scientifico, ma quando si parla di fecondazione assistita, di statuto dell’embrione umano e della diagnosi preimpianto ecc., o si lasciano andare le cose secondo il caso o si eseguono interventi responsabili. Per quale ragione si vuole precludere ogni indagine ed ogni cura? Perchè uno stato etico/teocratico dovrebbe avere il diritto/dovere di vincolare scelte così personali? Perchè i cittadini dovrebbero vivere in quello stato di eterna inferiorità, che impedirebbe loro di assumere le proprie responsabilità?

La verità è che si vuole dividere e discriminare per ‘imperare’ e reprimere.

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Il bazar http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/raymond/il-bazar/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/raymond/il-bazar/#comments Thu, 28 Jun 2012 13:00:58 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=465 ↓ Read the rest of this entry...]]> Sappiamo che la società democratica odierna, basata sulle libertà individuali e sul diritto/dovere dei cittadini, è stata paragonata ad un bazar levantino più che ad un esclusivo club di gentlemen britannici.

In questo bazar si possono trovare un mucchio di cose, anche le più strane. Nessuno è obbligato a comperare, ma a nessuno può venire in mente di proibire di esporre e vendere le merci. Per dirla meglio, in questo bazar ognuno esegue delle scelte dettate dalle proprie personali convinzioni e non c’è nessun altro che lo può sostituire.. Ciascuno è il ‘guardiano’ di se stesso. Se poi si tiene conto che in un bazar coesistono in un medesimo istante venditori e consumatori, ciascuno con il loro bagaglio culturale e di tradizioni, viene spontaneo chiedersi: cosa succederebbe se qualcuno, sentendosi minacciato dalla diversità del vicino, reagisse in malo modo? Sarebbe cacciato istantaneamente da tutti gli altri. La situazione sarebbe insostenibile per la maggioranza dei presenti, che riterrebbe controproducente la continuazione ed il ripetersi di tale fenomeno.

Il Prof. Giovanni Sartori ha più volte ribadito che gli individui si aggregano in ‘coalescenze’, anche stabili, ma a patto che esista un confine, anche mobile, che divida ‘quelli di dentro” da ‘quelli di fuori’. Cosa significa ciò? I rapporti in una società democratica si devono forse equiparare al rapporto venditore-cliente e nulla più? Credo proprio di sì. Le culture evolvono e gli interessi mutano col passare del tempo, ma, in un determinato istante, quello che conta è il punto d’incontro ovvero il livello di ‘contaminazione’ reciproco. Se a me va bene qualcosa e va bene anche a te, si marcia assieme allo stesso passo. La famosa reppresentazione di Karl Popper del soldato che si disinteressa del fatto che il resto del battaglione non marcia come lui e che non si adegua e critica, è il contrario di quello che ci si aspetta da un pieno rapporto venditore-cliente. L’allineamento viene sempre ricercato e raggiunto con reciproca soddisfazione. Una società aperta e libera colloca l’essere umano nella concreta condizione di vivere, competere e cooperare allo stesso tempo, indipendentemente dalle rispettive provenienze culturali, proprio come in un bazar.

Tutti conoscono ed utilizzano giornalmente Wikipedia, ma pochi sanno che Wikipedia è cresciuta ed è diventata adulta con la modalità a bazar: ogni lettore, se lo desidera, può integrare e migliorare i contenuti. La verifica delle modifiche apportate al testo è gestita direttamente dagli stessi utenti.

Il metodo ‘bazar’ è più meglio assai  8-)))

 

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La nuova emigrazione http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/shabang/la-nuova-immigrazione/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/shabang/la-nuova-immigrazione/#comments Tue, 26 Jun 2012 07:29:59 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=458 ↓ Read the rest of this entry...]]> Il problema dell’immigrazione viene sempre affrontato dal punto di vista economico. Si dice, a ragione, che l’immigrazione verso i paesi ricchi è l’effetto visibile della povertà di quelli poveri. In generale quando la fame diventa insopportabile fino ad uccidere milioni di persone, è inevitabile che, prima o poi, gli affamati cerchino di reagire e tentino di ditruggere chi non consente loro di mangiare. La conflittualità planetaria si è trasferita dall’asse Est-Ovest, gli anni della ‘guerra fredda’ tra USA – i ricchi- e l’URSS – i proletari -, all’asse Nord-Sud, in cui i popoli islamici sono alla testa dell’emancipazione dei poveri.

La richiesta di partecipazione all’economia globale da parte dei paesi poveri ha creato la cosiddetta ‘globalizzazione’, cioè l’estensione all’intero pianeta delle tecniche capitaliste della produzione di beni e del ‘mercato’ per la loro  vendita. In questo processo il capitalismo ha utilizzato il progresso tecnologico, da lui stesso creato, per generare un incremento del profitto, che ha stimolato i paesi poveri e li ha resi consapevoli che solo la padronanza della tecnica può consentir loro di risollevarsi.

Intanto le giovani generazioni sono costrette ad emigrare verso i paesi ‘ricchi’  e, una volta acquisite le necessarie conoscenze, ritorneranno nei loro paesi d’origine per applicare ciò che hanno imparato.

Riusciranno nel loro intento? Sapranno migliorare le loro società aumentandone il grado di libertà e di giustizia? Queste sono le sfide dei nuovi emigranti.

 

 

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La macchina vivente http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/lanima-pensante/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/lanima-pensante/#comments Thu, 14 Jun 2012 09:11:31 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=438 ↓ Read the rest of this entry...]]> La storia ci ha fatto conoscere documenti importantissimi, come quelli emessi nel XX secolo, che sono stati fondamentali per la vita e, purtroppo, per la morte di milioni di persone. Parlo per esempio della consegna alle ambasciate nemiche, avvenuta per ben due volte nel 1914-15 e nel 1939-40, della ‘dichiarazione di guerra’. Parlo del foglio di Goering che autoirizzò lo sterminio degli ebrei. Parlo della lettera che nel 1961 avviò la costruzione del ‘muro di Berlino’. Ma la storia dovrà anche prendere atto che esistono documenti molto meno importanti, diciamo anche frivoli, che caratterizzano la nostra vita quotidiana, parlo per esempio del ‘numerino’ ritirato al supermercato per la precedenza al banco della gastronomia o quello per meglio gestire la coda alle Poste. Se non ci fossero questi ‘bigliettini’ le persone si guarderebbero in cagnesco, ci sarebbe chi, a torto o a ragione, direbbe che è arrivato prima di un altro. Lo constatiamo ogni giorno, sarebbe impossibile non ricorre a carta e penna per eseguire calcoli anche banalissimi. Come potremmo ricordare a memoria tutto quello che si deve acquistare il sabato al supermercato per il cibo della settimana successiva? Serve prendere nota su un foglietto. Ecco quindi che i nostri pensieri, utilizzando il veicolo del linguaggio, raggiungono la carta e attraverso la scrittura, lasciano traccia.

Se un essere umano non possedesse né il linguaggio né la memoria né le abitudini, cioè se fosse privo di documenti ed iscrizioni, non potrebbe coltivare intenzioni, sentimenti ed aspirazioni. Si sa che il nostro corpo cresce assieme alla mente. Il ragionamento e la capacità di intendere sono il frutto, prima acerbo e poi sempre più maturo, della sinergia che esiste tra noi e quello che ci circonda, fino a far credere che il nostro è un comportamento spontaneo ed innato. Anno dopo anno la nostra coscienza si forma, ma è solo con la scuola e l’apprendimento che la mente progredisce. Sono le letture che plasmano lo spirito. Se la scrittura non esistesse non ci sarebbe spirito, proprio come se non ci fosse memoria non ci sarebbe pensiero.

E’ vero anche che nella nostra identità personale la mente e il pensiero dipendono in modo decisivo dal possesso di un corpo. La mente (il pensiero) ed il corpo (la lettera) coesistono.

La tecnica ed i suoi apparati, le macchine pensanti non sono una deviazione della natura umana, come certi cattivi interpreti della società attuale ci voglio far credere, ma sono una sua amplificazione ed una manifestazione eminente.

Si dice che l’esistenza di un apparato di scrittura, è condizione necessaria ma non sufficiente in ambito umano per creare un’anima e che serva qualcosa in più per produrre intenzionalità individuale e collettiva. Ma non sempre è così. Perché mai l’umano sentire dovrebbe sempre e comunque sovrastare tutto il resto? Proviamo per un attimo ad osservare, esattamente al contrario di quello che si fa di solito, l’umano con gli occhi della tecnica, ponendoli ambedue sullo stesso piano.

Bene, se si procede in tale modo, risulta che la capacità di manifestare il ‘bene’ ed il ‘male’, ad esempio, è ben più alta della semplice verifica funzionale che porta a ritenere che c’è stato un semplice cambiamento di abitudini e comportamenti. Se si considera che, tutto quello che resta dopo la morte di un individuo, sono poche sillabe depositate in un archivio comunale e che al di là di quello, non resta niente, così come nulla sopravvive delle infinite generazioni che ci hanno preceduto di cui non rimangono tracce del loro  vivere quotidiano, ecco perchè l’essenza ‘letterale’ che ci portiamo dietro è molto importante.

Oggi, chi rappresenta questa essenza? Senza ombra di dubbio:  ‘iPad’, ‘Tablet’ e ‘Netbook’. Registrano, incanalano e memorizzano la nostra evanescente esistenza. E’ la dimostrazione che la tecnica rappresenta l’anima dell’individuo, ovvero, per dirla meglio: ‘iPad,  ‘Tablet’ e ‘Netbook’ vivono con noi.

Cosa? Sono esseri viventi? …. e l’anima?

Prendiamola da lontano.

Si diceva che:

  • gli occhi sono lo specchio dell’anima

ma l’anima non ha volto e solitamente, fissando le pupille degli altri cerchiamo di indovinarne il carattere, addirittura il pensiero. Possiamo solo intuire qualcosa. Se poi guardiamo noi stessi allo specchio con la stessa intensità con cui osserviamo gli altri, non vediamo niente e concludiamo l’operazione dicendoci: << …ma, in fondo in fondo, non traspare proprio niente>>

Secondo gli “antichi” l’anima era come un soffio di vento (dal greco ànemos: vento), ciò che anima appunto il corpo. Tutta la nostra cultura  è attraversata da questa  nozione cioè che rendono l’anima imparentabile con: il pensiero, la mente, lo spirito. Persino i cartoni “animati” dopotutto si chiamano così perché c’è un ‘alito di vento’ che li muove. Esiste cioè un certo ‘dualismo‘ che spiega il nostro esistere.

Se osserviamo il binomio anima-corpo, dove l’anima è il soffio vitale e il corpo è ciò che ci abbandona alla morte, fino a che, per i credenti, uno spirito ci farà resuscitare, possiamo affermare con certezza che il corpo è la tomba dell’anima.

Ora analizziamo un altro binomio spirito-lettera. Diceva San Paolo: <<lo spirito vivifica e la lettera uccide>>. Molti filosofi, anche moderni, sostengono che il pensiero accompagna le azioni dell’individuo, proprio come un folletto irrequieto che si agita nel corpo e che ci dice: “…sto pensando…”. La lettera quindi non basta, ci vuole lo spirito per definire un individuo vivente. Bisogna notare però, fino a prova contraria, che se si impara a memoria una poesia e successivamente la si recita, si può tranquillamente, durante la recitazione, pensare ad altro, che so per esempio alla partita di calcio della sera prima.

La memoria non è propriamente pensiero.

D’altronde, se la scrittura prevale nel vivere quotidiano, è per un motivo molto semplice: scripta manent. Anche l’iPad non sfugge a questa legge. La società della comunicazione impone che tutto venga registrato, memorizzato ed archiviato. Quando parliamo di memoria di un computer, non ci scandalizziamo, ma se parlassimo di anima o spirito del computer avremmo un certo ritegno prima di farlo. Ciò vuol dire che la memoria è ancora la lettera, ma senza qualcosa che si agita all’interno del computer non si può assolutamente parlare di binomio spirito-lettera.

Ma queste macchine, oggi così presenti nel nostro vivere quotidiano, risentono del dualismo sopra ricordato? Esiste una sinergia che ci permette di dire che un ‘alito di vento’ li lambisce, che li fa ‘vivere’? La risposta è: sì, esiste, è il ‘software‘, lo ‘strato’ pensante che poggia sul loro corpo mortale: l’hardware‘.

Hanno la possibilità di creare archivi e li possiamo considerare ‘vicini di scrivania’, ‘compagni di viaggio terreno’, molto di più senza dubbio dell’acciaio dell’età meccanica che ci ha portato le automobili, i frigoriferi e le lavatrici. Ogni possesore di iPad o di computer, quando rende disponibili ad altri il contenuto del proprio hard disk o della memoria interna, pubblicizza la propria anima, non solo il corpo.

 

 

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Immaginazione al potere http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/immaginazione-al-potere/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/immaginazione-al-potere/#comments Sat, 09 Jun 2012 08:19:13 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=413 ↓ Read the rest of this entry...]]> Chi potrà in futuro governare il mondo? Quale sarà la nuova superpotenza che lo guiderà (sottometterà)? Si parla di un nuovo ordine mondiale, ma chi indirizzerà le nuove richieste planetarie? Sappiamo che la Storia tende a ripetersi, ma sappiamo anche che ha molta più immaginazione di qualsiasi romanziere.

Gli Stati Uniti resteranno forse ancora per molto tempo la prima potenza militare, tecnologica, finanziaria, politica e culturale del pianeta, ma quasi sicuramente inizieranno a regredire, almeno in valori relativi, e come in passato i fiamminghi, i veneziani, i genovesi, gli inglesi, hanno sostituito chi c’era prima di loro, anche gli americani saranno sostituiti da un un nuovo ‘cuore’ pulsante.

Oggi, nè l’ONU, nè il G8, nè il G20 sembrano in grado di diventare il soggetto garante del governo del mondo. Nessun paese e nessuna alleanza avrà i mezzi per farlo, perchè dovrebbe avere le capacità di gestire ed eventualmente reagire a qualsiasi minaccia che pesasse sull’umanità. Nessuno sarà in grado di affrontare i problemi sistemici del mondo.

L’arroganza dei mercati, le crisi devastanti, i disordini ecologici e tecnologici, la proliferazioni delle armi, l’economia criminale, ecco cosa c’è sul tappeto.

Lo scenario è particolarmente complicato, ma se volessimo immaginare cosa succederà su scala planetaria, possiamo fare riferiemento a ciò che si è conosciuto su scala nazionale agli inizi del XX secolo. La situazione è molto simile. Anche allora si stavano verificando profondi cambiamenti in ogni campo dell’umano vivere.

Due ideologie, ambedue totalitarie, come sempre hanno fatto, sembrano affacciarsi sulla scena, quella “localista” e quella “religiosa”. La prima, arroccata nei propri territori, avrà l’ambizione di governare il mondo con la forza, anche militare, la seconda, avrà gli stessi obbiettivi, ma li perseguirà con la propaganda e la dottrina, inserendosi nell’ideologia attualmente imperante: la democrazia.

Apparentemente nulla sembra annunciare che tali ideologie possano in breve tempo evolvere fino ad arrivare ad un controllo mondiale. Oggi, con Obama, sembrerebbe che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di modificare l’attuale situazione. Essi dominano i mercati globali e all’occorrenza sono i ‘gendarmi del mondo’. L’Europa e le nuove potenze Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa, Nigeria, sono troppo prese dai loro problemi interni. Il solo pensare ad uno scenario globale di potenza li mette in crisi.

Tutto fermo, ed allora? Ma no, qualcosa si muove. C’è indubbiamente una difficoltà relativa ‘al pensare’ ed una relativa all’agire. Occorre creare nuove immagini, possibilmente nitide, dei nuovi scenari mondiali e poi prendere delle decisioni coerenti e sagge. Certo, non si tratta di riformare uno stato, non si tratta di prendere la ‘bastiglia’, non c’è da rimpiazzare un sovrano, non ci sono ministeri o palazzi da occupare e dittatori da rimuovere. Non si può pensare ad un governo mondiale secondo i canoni tradizionali, occorre pensare diversamente, occorre appunto porre la ‘immaginazione al potere’.

Serve orientare le organizzazioni oggi esistenti verso un comportamento idealmente consono con gli ideali cui si deve tendere. L’ONU va riformato e andrebbe posto al di sopra di tutti gli altri Enti esistenti, dalla Banca Mondiale al FMI, dall’UNESCO alla FAO e chi più ne ne metta. Dovrebbe esistere un testo generale che affermi la centralità di tutta l’umanità e la solidarietà come valore supremo della specie umana. Dobbiamo incamminarci sulla strada giusta. Prima o poi i risultati saranno tangibili.

 

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Mentire per tradire http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/bellone/principi-devono-osservare-la-fede/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/bellone/principi-devono-osservare-la-fede/#comments Fri, 08 Jun 2012 15:10:55 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=393 ↓ Read the rest of this entry...]]> Si chiedeva Machiavelli come i prìncipi potessero mantenere la parola data, essere modelli di onestà e lealtà. <<… a un prìncipe non è necessario avere in fatto le soprascritte qualità, ma è ben necessario parere di averle.>>, così rispondeva.

E’ il dilemma dell’apparenza e della realtà; ad un politico non conviene essere sempre il contrario di ‘uomo buono’, di un ‘tipo a posto’, direbbe Oscar Wilde, sarebbe troppo semplice! Occorre esserlo quando conviene, perchè a un prìncipe <<non partirsi del bene potendo, ma sapere entrare nel male, necessitato>>. Non meraviglia se il politico diventa “gran simulatore” e subito dopo un “dissimulatore”. La politica è liberata da qualsiasi ipoteca moralistica ed il tradimento è legittimato al punto che “pensare fuori dal tradimento” equivale a pensare fuori dalla politica.

Come noi italiani abbiamo sperimentato recentemente, è sfumato persino l’elusivo confine tra il tradire nell’interesse del partito e fare lo stesso per motivi egoistici. Tradire è più che mentire o spergiurare, ma il tradimento affascina le menti deboli perchè ha un sua logica. Non si parla forse alcune volte di “arte dell’inganno”?

L’autore de “il principe” diceva anche che , <<… colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare>> ed allora qual è il destino degli onesti?

Recita il Vangelo di Giovanni (13,21-22) <<In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà>>. Lo disse Gesù ai discepoli e loro preoccupati: <<Signore, chi è?>> sottointeso: il traditore. Risposta: <<E’ colui al quale io darò il boccone dopo averlo intinto>>. cioè Giuda Iscariota. Ma come in qualsiasi “giallo” che si rispetti, qual è stato il movente di Giuda? Ma certo, sono stati quei ‘trenta denari’ che i sacerdoti del tempio gli avevano promesso come prezzo del tradimento. Supponiamo per un momento che egli avesse scoperto improvvisamente la vocazione di ‘uomo d’ordine’ e volesse collaborare con le istituzioni. Fu ripagato per un lavoro ben fatto, anche se Giuda, pentendosi, restituì i denari ai sacerdoti. Solo chi accetta di stare dalla parte di Gesù può considerarlo un traditore, che merita una condanna, magari con una attenuante generica per aver restituito il malloppo, non fosse che per esigenze di copione.

La sua vicenda tragica, senza assoluzione nè condanna pubblica, può rappresentare una metafora per i politici che oggi siedono in Parlamento. Sorpresi con le mani nel sacco ‘di monete’, prima si scandalizzano perchè qualcuno li ha controllati e poi, schifati, annunciano la loro innocenza, perchè sanno che non verranno mai giudicati, ne è la riprova il continuo ricorso alla legge sull’immunità parlamentare. Ogni volta minacciano di ritirarsi dando le dimissioni. Una messa in scena di ‘suicidio politico’ che loro per primi non faranno mai. Questo comportamento è di chi vuol far solo credere che sarebbero disposti a ritornare ad essere cittadini comuni, ma in realtà sono solo atteggiamenti d’attesa che la burrasca si calmi, per poi riprendere le posizioni abbandonate e continuare imperterriti a comportarsi secondo i canoni del Machiavelli.

Ecco quali sono oggi i prìncipi: la maggior parte dei parlamentari italiani eletti con il porcellum.

Ma sì, ….. dai che li spazziamo via una volta per tutte.

 

 

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