ShabangShabang » Pensiero intransigente http://shabang.xoom.it/wordpress Il bauletto virtuale Mon, 06 May 2013 09:00:41 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Specialisti analfabeti http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/specialisti-analfabeti/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/specialisti-analfabeti/#comments Sat, 22 Sep 2012 08:44:33 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=633 ↓ Read the rest of this entry...]]> Il politico ha il suo gergo, lo scienziato ha il suo vocobolario, il religioso i suoi punti di riferimento, il filosofo la sua visione del mondo, ecc. ecc., tutti però vivono nel medesimo contesto, incapaci di comprendere le altrui posizioni. Risiedono nel loro momolocale, massimi esperti della propria disciplina, ma incapaci di osservare a 360 gradi il mondo. Specialisti nel loro settore, ma globalmente sprovveduti. Forse uno dei maggiori ostacoli al progresso, fonte di rallentamenti, di improvvise fermate e/o di riprese stentate è proprio la difficoltà a sintonizzarsi sulle lunghezze d’onda dell’altrui pensiero e l”incapacità diffusa di cambiare treno e binario.

Quando lo scienziato lancia il sasso nello stagno dell’indifferenza e ad esempio dice che ‘la terra si sta riscaldando’ con possibili ripercussioni disastrose sulla vita futura del pianeta, dice una cosa sacrosanta evidenziata da osservazioni e registrazioni ottenute con sofisticate metodologie. Ma chi dovrebbe ascoltare e far tesoro di queste affermazioni, con poche eccezioni, si defila. Il filosofo, il religioso e/o il politico, che dovrebbero raccogliere questo grido, rimangono nell’ombra e se decidono di intervenire lo fanno in modo ingenuo, improvvisato, in generale semplificando la problematica. Grandi specialisti nella loro materia, ma analfabeti dell’altrui linguaggio. Niente di più deleterio per il progresso,

E, come se non bastasse la pura incomprensione di linguaggio, ecco intervenire una complicazione. che si manifesta con l’introduzione di semplificazioni e/o banalizzazioni di valori fondamentali. Compaiono improvvisamente terminologie e/o sigle particolari, che riempiono i media. Non è forse vero che le pagine dei giornali e la bocca dei commentatori televisivi sono piene di sigle e definizioni ai più sconosciute?

 

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Massimo di informazione = minimo di verità http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/massimo-di-informazione-minimo-di-verita/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/massimo-di-informazione-minimo-di-verita/#comments Sat, 15 Sep 2012 07:49:38 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=612 ↓ Read the rest of this entry...]]> Oggi,.tutti sanno tutto, anzi, tutti vedono (credono o s’illudono di vedere) tutto, ma quel tutto è sempre spostato rispetto al centro del problema, Quando sembra che lo governi, che lo possiedi, il tutto ti sfugge dalle ‘mani’ e diventi consapevole che lo devi ricercare, perchè in fondo sai benissimo che ciò che hai scoperto non è tutta la verità. E’ come quando hai finito di leggere il giornale che hai comperato in edicola dopo il caffè mattutino. Sai che le notizie ormai sono ‘vecchie’ e rimani subito in attesa della notizie successive, più fresce, ma sai anche che pure loro sono soggette, appena fruite, di ammuffire. Perchè si entra in questa spirale?

Una spiegazione potrebbe essere che si vuole conoscere il presente per predire il futuro, ma per una previsione corretta, bisognerebbe conoscere la verità del presente, invece tra informazione e verità si è aperta una divaricazione, al massimo dell’informazione oggi corrisponde il minimo di verità.

Personalmente dubito di tutte le informazioni che mi arrivano e le faccio mie solo dopo averle ‘pesate’. Credo infatti che ogni volta va eliminata la ‘tara’, proprio come quando si compera il prosciutto dal salumiere e, dopo averlo mangiato, la carta che lo avvolgeva finisce nel cestino della spazzatura.

La scrematura non è facile, richiede impegno e ragionamento, ma tale sforzo viene ripagato immancabilmente , subito dopo (ore, giorni o mesi che siano), confermando che tale operazione è sempre necessaria.

 

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Roba da medioevo http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/roba-da-medioevo/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/roba-da-medioevo/#comments Thu, 02 Aug 2012 07:38:43 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=583 ↓ Read the rest of this entry...]]> Tutti lo pensano: il medioevo fa paura. Tra Inquisizione, peste, carestie, torture e angherie varie, quando oggi si pensa al medioevo, ci assale un senso di terrore. Anche nel nostro vivere quotidiano ogni volta che ci troviamo di fronte a casi d’ingiustizia, arretratezza, ottusità, ignoranza, inefficienza, prevaricazione e violenza il commento che ci viene spontaneo è: << roba da medioevo.>>. Il medioevo ci viene in aiuto per costruire similitudini, ad esempio, parlando di università, i professori sono “baroni” e i luoghi in cui esercitano il loro dominio sono “feudi”, questo perchè ci troviamo di fronte ad un sistema assai ingiusto, un sistema feudale appunto.

L’interpretazione secondo la quale il medioevo è il tempo delle tenebre è abbastanza diffusa e ciò ha un impatto considerevole sul nostro modo di pensare fino a farci ritenere che, secondo alcune scuole di pensiero, il medioevo è alle nostre porte. La sensazione che l’umanità stia ritornando al medioevo è presente, basta fare un giro sul web.

Crisi sociali, assenza di valori morali, inquinamento, scontro tra civiltà, riscaldamento del pianeta e non ultimo l’affacciarsi di malattie sconosciute fanno ritenere esatta l’ipotesi che il mondo stia peggiorando anno dopo anno ed alcuni addirittura ritengono imminente la “fine del mondo”. Questo modo di pensare è sempre più diffuso, ma perché? Perché purtroppo molti fra coloro che giudicano negativamente l’epoca in cui viviamo, paragonandola con disgusto al medioevo, nutrono l’idea di una continua decadenza contemporanea imprigionati ed incapaci come sono di abbandonare vecchi e nuovi pregiudizi, contrapponendo l’idea illuminista e positivista del continuo progresso della specie umana ad una idea oscurantista che presenta e mantiene una negatività della conoscenza e del sapere, come ad esempio negando l’evoluzionismo con i ‘se’ ed i ‘ma’ (Evoluzione e chiesa cattolica).

Ma il medioevo significa anche “crociate” ed è avvenuto di recente che alcuni movimenti cristiani tradizionalisti e la stessa amministrazione americana (Bush) hanno pensato e parlato di uno scontro tra mondo cristiano e mondo arabo proprio come se si trattasse della”decima crociata” (le altre nove risalgono all’epoca medioevale). Niente più che prese di posizione dettate da un sentimento di odio razziale e religioso con venature di grossi interessi economici da salvaguardare. Dunque, anche scontro di civiltà.

Ma la chiesa cattolica e il Vaticano, come si collocano in questo scenario di “guerra santa”? La Santa Sede ha osteggiato con tutti i mezzi diplomatici l’entrata in guerra contro l’Iraq e si è ben guardata dal considerare la missione guidata dagli Stati Uniti d’America come una “crociata”. Se non l’avesse fatto avrebbe giustificato una presunzione teocon [1] di considerare il conflitto anche come una guerra di religione. Ma, nel 2006 papa Benedetto XVI durante una lezione all’università di Ratisbona, aveva ribadito il concetto che il carattere non ragionevole di una fede che pretende di affermarsi con la violenza, non era condivisibile. Dunque, Islam e ji-had, citati direttamente, Cristianesimo e crociata, taciuti. Il giudizio sulla ji-had chiaro e limpido, quello sulla crociata non espresso ovvero mancante.

[1] Il termine teocon è stato usato (anche in Italia a partire dal 2004, fuori dell’ambito culturale statunitense di riferimento primario del termine), per indicare alcuni movimenti cattolici o persone di orientamento cattolico e conservatore. Tra questi, Comunione e Liberazione, l’Opus Dei e i Legionari di Cristo.

 

 

 

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Il capo di Dilbert (da Wikipedia) http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/dilbert-strip-author/il-capo-di-dilbert-da-wikipedia/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/dilbert-strip-author/il-capo-di-dilbert-da-wikipedia/#comments Thu, 26 Jul 2012 16:57:57 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=571 ↓ Read the rest of this entry...]]>  

Nessuno lo chiama mai per nome, ed in inglese è semplicemente «Pointy-Haired Boss», il «capo dai capelli a punta» (in realtà le punte dei suoi capelli sono aumentate di dimensione nel corso degli anni, e diventate il simbolo di tutti i manager che capitano nella striscia). È il principale nemico nell’ufficio di Dilbert e colleghi, non perché sia cattivo ma semplicemente per la sua idiozia; quello che più li umilia e li frustra; quello che rende inutile i loro lavori e vani i loro sforzi.

E tutto con una naturalezza disarmante.

ll personaggio incarna l’idea di capo di cui tutti hanno paura, più che rispetto, che ha in mano i destini di tante vite senza che per lui questo abbia la minima importanza (una volta una raffica di licenziamenti è stata decisa semplicemente dal lancio di freccette!). La sua completa ignoranza in ambito tecnologico è risaputa, eppure si interessa costantemente di ogni aspetto del lavoro dei suoi subalterni.

Libera traduzione della strip:

1 (Il Capo) – Tina, il nostro analista di database lascia. Desidero che ti occupi di questo lavoro.

2 (Tina) – Sono curiosa …. Quanto tempo Lei pensa che io debba allenarmi per passare da “scrittrice tecnica” ad “analista di database”?

3 (il Capo) – 45 minuti.

3 (Tina) – Mi piace come Lei sia capace di evidenziare l’ignoranza con certezza.

 

 

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La decrescita è anche un bene http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-de-materializzazione-delleconomia/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-de-materializzazione-delleconomia/#comments Thu, 26 Jul 2012 12:24:11 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=560 ↓ Read the rest of this entry...]]> Sembra un controsenso, ma pensate per un momento, se il vero motore dello sviluppo della società dei prossimi anni fosse la “decrescita”.

Siamo stati abituati a credere agli economisti, che ci hanno sempre detto che l’aumento del benessere economico avviene perchè c’è la crescita e via ad elaborare piani per lo sviluppo. Ma oggi assistiamo da una parte ad una stasi generalizzata senza crescita del reddito pro-capite e dall’altra ad un impoverimento delle risorse del pianeta, che secondo alcuni esperti, ci porta a ritenere che il pianeta in cui viviamo è in sofferenza.

Ora, siccome ogni individuo tende a raggiungere un proprio standard qualitativo che gli permetta di vivere “felice” e questa “felicità” nella maggior parte dei casi è sinonimo di qualità dei servizi offerti al cittadino da parte dello stato, quando questa “felicità” viene intaccata ovvero i servizi calano o vengono soppressi, nasce nel cittadino una rivolta, che giustifica prese di posizioni estreme e lo rende per nulla disposto a retrocedere anche di un solo millimetro dalla propria posizione.

Voglio dire, ad esempio, che nessuno dovrebbe perdere il lavoro, ma nel caso succedesse, dovrebbe essere stabilito un livello contrattuale/retributivo di solidarietà che intervenga per togliere a chi ha di più per dare a chi è rimasto senza. La realtà è molto diversa. La tendenza è che, chi un lavoro ce l’ha e guadagna bene, guadagnerà sempre di più e chi il lavoro non ce l’ha, non solo non lo trova,ma non lo cerca più.

Forse questo è il momento buono per effettuare una inversione di tendenza e di sperimentare un modello di sviluppo diverso, in cui l’arretramento individuale globale, sia riparatore al danno fin qui prodotto.

Per esempio, perchè ogni sei mesi dovremmo cambiare il cellulare/smart-phone, se funziona in modo impeccabile? Perchè dobbiamo dare retta al marketing “strategico” delle aziende produttrici che martellano in tal senso? Ciò vuol dire produrre per consumare le risorse e nulla più.

La verità è che non se ne può più di ritenere che l’ultimo modello di smart-phone o l’ultimo modello di orologio possano fare raggiungere la felicità.

Gli “schiavi” a questo punto avranno subito da obbiettare che queste sono panzane, ma di loro non vogliamo parlare. Invece voglio farvi degli esempi concreti per spiegare in cosa dovrebbe oggi credere un individuo proiettato verso un futuro miglior, libero, solidale che rispetta il mondo in cui viviamo.

Pensiamo al panino consumato al bar durante la pausa-pranzo. Dopo averlo mangiato, se non bastasse a soddisfare la fame del momento, ne servirebbe un altro, che andrebbe prodotto. Ciò per gli economisti significa la impossibilità di dissociare l’azione del consumo dalla nuova azione di produzione. In altre parole uno stesso panino non può essere consumato da due individui differenti.

Facciamo adesso il caso di un altro prodotto, quello di un film registrato su DVD e distribuito da una videoteca per essere noleggiato. In questo caso il primo individuo che noleggia il film lo vede e lo restituisce e dà la possibilità ad un secondo individuo di usufruirne e così via per il terzo ed il quarto. Il prodotto può essere utilizzato al limite infinite volte escludendone una successiva produzione (vi ricordate il panino?).

Ora poniamo i due prodotti oggetto della nostra osservazione su un tavolo del nostro salotto. Il panino ed il DVD uno vicino all’altro. Cosa possiamo notare guardandoli con occhio “critico”, che l’uomo oggi non vive solo per mangiare, ma vuole impegnare anche il proprio tempo libero per raggiungere la felicità, ma mentre il panino si “esaurisce” subito, il film su DVD continua a svolgere la sua attività per farci trascorrere ore liete, anche per il fatto che possiamo condividerne i contenuti.

Se osserviamo la cosa dal punto di vista della sostenibilità ambientale, la produzione di DVD andrebbe incrementata mentre quella dei panini andrebbe drasticamente ridotta.

La cosa sembra un controsenso, ma non lo è. Perchè? Perchè ce lo dice una formula “magica”, che spiega la variazione nel tempo delle sostanze inquinanti. Questa grandezza dipende dal prodotto di tre fattori:

  • la popolazione
  • il PIL pro-capite
  • la quantità di inquinanti per unità di PIL prodotta

Quindi l’inquinamento si riduce diminuendo il numero degli abitanti del pianeta, riducendo il PIL in ogni nazione oppure agendo sulle modalità produttive riducendo le sostanze inquinanti.

La popolazione è in decrescita da qualche anno, lo vediamo soprattutto nei paesi occidentali industrializzati, ma anche nel resto del mondo gli stati si stanno organizzando in tal senso. Ecco allora che bisogna ridurre la crescita (il PIL) e migliorare allo stesso tempo la produzione dei prodotti.

 

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Le banche d’affari http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-banche-daffari/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-banche-daffari/#comments Thu, 26 Jul 2012 08:30:27 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=554 ↓ Read the rest of this entry...]]> Tecnicamente parlando, fin dall’ottocento, la banca tradizionale nasce per raccogliere denaro e per prestarlo a chi lo chiede. Su queste operazioni di intermediazione costruisce il proprio guadagno. Oggi, l’attività maggiore di una banca continua ad essere il credito, ma, per avere margini di guadagno sempre maggiori, è avvenuta una mutazione genetica e la banca ha subito una profonda trasformazione, oltre a prestare denaro, quindi ad operare come intermediatore finanziario, la banca tende ad essere fornitore di “servizi” quali:

  • collocazione in borsa di società;
  • emissione di obbligazioni;
  • trading sui mercati;
  • ecc.

C’è stata una profonda evoluzione, fino a far ritenere non necessari i famosi “sportelli” bancari distribuiti sul territorio. Sono nate così banche con una sola sede, magari solo nei piani alti di un grattacielo, che si occupano esclusivamente di operazioni di alta finanza e non di raccolta di depositi. Queste sono le cosidette “banche d’affari”. In Italia, mediobanca è la maggiore, nel mondo ce ne sono a decine.

Questo modo di essere sul mercato, ha contaminato la maggior parte delle banche tradizionali, le maggiori delle quali, oggi, si collocano a metà strada di questa mutazione, cioè, continuano a rastrellare soldi sul territorio e ad elargire, ad esempio, credito alle imprese, ma cercano di aumentare la loro redditività facendo trading spericolato con i soldi dei clienti ed attuando operazioni “fuori bilancio” con la creazioni di società parallele. Ecco allora che i bilanci delle banche maggiori evidenziano altissimi profitti, ma non vengono mostrati i rischi connessi.

Cosa è avvenuto in pratica, che negli ultimi anni i banchieri si sono dimenticati della prima regola che governa il mercato della finanza e che dice: “tutto ciò che rende di più è anche più rischioso”. O meglio, non è che se ne sono dimenticati, hanno fatto “credere” alla propria clientela che questa regola non fosse più vera e hanno cavalcato l’entusiasmo del capitalista che legge solamente i profitti, che dice al mondo intero: <<….hai visto come sono bravo ….. e ricco?>>, nascondendo e mentendo sull’esistenza del rovescio della medaglia.

Bisogna uscire presto da questa situazione.

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“Ogni click del nostro mouse … http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/ogni-click-del-nostro-mouse/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/ogni-click-del-nostro-mouse/#comments Tue, 24 Jul 2012 08:04:02 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=547 ↓ Read the rest of this entry...]]> …può essere venduto come una merce qualsiasi”. Questa è la sorprendente scoperta di chi ha voluto studiare a fondo la rete delle reti: internet. L’incubo di un “Grande Fratello” che osserva e cataloga  ogni nostra azione è una realtà. Non solo, ma questi dati vengono venduti dai principali player mondiali di internet, google, yahoo, microsoft, apple, facebook ecc., al miglior offerente.Le informazioni che vengono raccolte su di noi si tramutano in denaro e sono molti quelli interessati a conoscere i nostri gusti e le nostre abitudini. Un esempio su tutti. Se cerchiamo una parola come “depressione” sul maggiore “motore di ricerca”, google, e poi scegliamo ad esempio il sito di un dizionario on line per conoscere il significato della parola, ebbene sul nostro computer vengono installati decine e decine di “cookies” che saranno letti in modo automatico da altri siti per inviarci pubblicità su prodotti antidepressivi.

E’ un circolo vizioso, io navigo, qualcuno registra dove vado e vende questa informazione, qualcun’altro la compera, sa le mie abitudine ed agisce secondo il proprio interesse per cercare di guadagnarci.

Facciamo un altro esempio e prendiamo il sito di “you tube” che archivia sui propri server internet milioni di filmati di ogni genere e di ogni qualità. Se sono amante degli animali e ogni giorno seguo i video amatoriali sui cani, dopo qualche tempo qualcuno viene a conoscenza di questo mio interesse e può invirmi a fini commerciali pubblicità sui cibi per i cani.

Insomma quello che all’inizio era un mezzo anonimo in cui tutti potevano liberamente circolare, ora è diventato il principale mezzo per raccogliere i nostri dati personali e, cosa ancora più insopportabile, lucrandoci sopra.

Se questa è la realtà che ci aspetta per il futuro, è abbastanza facile, per chi ha a cuore la libertà di  informazione e la democrazia, vedere in questo “media” segnali poco incoraggianti. A dimostrazione ulteriore che stiamo andando in una direzione sbagliata e lo stiamo facendo viaggiando a folle andatura, sono le recenti ammissioni di molti addetti ai lavori di aziende informatiche legate ad internet. Ci sono progetti in corso per sviluppare software sempre più sofisticati, tali da consentire al consumatore-internauta scelte “mirate” secondo i suoi gusti dedotti dalle sue frequentazioni sui siti. Vuol dire per esempio che se un sito di “indagini di mercato” sulle preferenze di voto in campagna elettorale, come ce ne sono tanti in tutti i paesi del mondo, potrebbe presentare scelte diverse per ogni utente che si presenti a votare.

Che dire poi di “facebook”, oggi il maggior controllore delle nostre frequentazioni pubbliche. I servizi che, questo sito mette a disposizione, vengono usati da schiere di giovani in tutte le nazioni ed in tutti i continenti. A parole dicono che “l’azienda tiene in modo particolare alla privicy dei propri utenti” e che le informazioni vengono “gelosamente” salvaguardate, ma chi può credere a simili parole? Solo degli schiavi sprovveduti, mentre le menti libere si chiedono:

  • “Dove e quali sono le garanzie che tutelano gli utenti?”
  • “Perché gli organi di controllo, ove esistono, non intervengono?”
  • “Come ci si può difendere da questo attacco concentrico operato contro noi?”
  • “E’ corretto pensare che esiste una volontà politica sovranazionale che vorrebbe incanalare il consenso dell’opinione pubblica?”
  • “Esiste ancora una democrazìa su internet?”

Inoltre credo sia inaccettabile che:

- attratti dai sorrisi accattivanti delle homepage dei principali player di internet, poi si scopre che ci siano persone pronte a tutto con il coltello tra i denti:

- ci sia sempre qualcuno disposto a scendere a compromessi nel caso in cui sia messa in gioco la libertà individuale;

Cosa ne pensate di tutto ciò?

 

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Il “Copyright”, questo sconosciuto. http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/stallman/il-copyright-questo-sconosciuto/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/stallman/il-copyright-questo-sconosciuto/#comments Sat, 21 Jul 2012 08:34:13 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=540 ↓ Read the rest of this entry...]]> A tutti è noto che le opere dell’intelletto vanno tutelate, ma è un errore fare di tutta l’erba un fascio e non considerarle singolarmente per evidenziarne l’utilizzo e le ripercussioni che ogni opera ha sugli altri individui e sull’intera società. Se quindi analizziamo la questione dal punto di vista etico, le opere vanno divise, secondo Richard M. Stallman, in tre categorie: “funzionali“, “testimoniali” e “personali“.

Fanno parte della prima categoria:

  • tutti i libri di testo
  • tutti i dizionari
  • tutti i programmi informatici

Alla seconda categoria appartengono::

  • relazioni scientifiche
  • documenti storici

Dell’ultima categoria fanno parte tutte le opere di espressione personale quali:

  • diari
  • resoconti
  • autobiografie

Delle tre categorie solo i documenti apparteneti alla prima dovrebbero garantire i diritto illimitato alla creazione di versioni modificate, mentre per la seconda e la terza tale diritto dovrebbe essere regolamentato a seconda della volontà dell’autore. Infatti modificare un documento appartenente alla categoria “testimoniali” potrebbe significare anche stravolgerne completamente il contenuto e alterare uno solo dei documenti appartenenti alla terza categoria (personali) significherebbe mutare i ricordi ed il punto di vista dell’autore.

Indipendentemente dalla categoria di appartenenza, dovrebbe essere consentita la libertà di copia e redistribuzione “non commerciale” di qualsiasi opera.

Consentire per esempio agli utenti di internet di generare copie di una canzone, di un libro o di un film da distribuire in ambito privato, dovrebbe essere consentito da ogni norma vigente. Dal punto di vista etico è insopportabile che lo stato con leggi liberticide, si frapponga tra un privato cittadino (l’utente) ed un altro privato cittadino (l’amico). Solo uno stato di polizia potrebbe impedirlo.

Questa è l’interpretazione etica, ma in realtà, l’interpretazione legislativa, come si colloca nel vita normale dei cittadini?

Ecco dove sta il punto. Spostando la visione dalla questione etica alla questione legislativa, vediamo un’altra realtà, quella repressiva. I tribunali continueranno ad interpretare le norme attuali, anche in forma più restrittiva del dovuto, perchè è così che tali norme sono state volute dagli editori. Con il passare degli anni essi hanno influenzato, tramite i loro centri di potere, i politici di turno (l’hanno fatto in ogni parte del mondo), costruendo una rete di leggi, legginie, con capitoli, paragrafi, comma e sottocomma, atti ad imbrogliare qualsiasi tentativo di libertà.

Se poi ci limitiamo a considerare il caso della prima categoria e dei programmi informatici, il cosiddetto software per i computer, diventa evidente che la possibilità di eseguire delle copie e di condividerle, è non solo eticamente plausibile, ma lo dovrebbe essere anche legislativamente. Perchè mai si dovrebbe considerare equiparabile un contratto per l’uso di un terreno ad un contratto per l’uso di un Sistema Operativo per i computer? Eppure è di questo che si tratta.

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Le chiamavano libere… divennero presto private! http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-chiamavano-libere-divennero-presto-private/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-chiamavano-libere-divennero-presto-private/#comments Fri, 13 Jul 2012 09:09:55 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=521 ↓ Read the rest of this entry...]]> Quando a metà degli anni ’70 in Italia si spezzò il monopolio statale radio-televisivo con la creazione delle prime “radio libere”, si pensò che era giunto il momento in cui finalmente poteva nascere una nuova umanità di individui liberi da catene e soprattutto consapevoli del loro stato di cittadini del mondo.

Ben presto però queste realtà passarono in mano a gruppi privati che, con minimi investimenti in apparati di trasmissione, avrebbero consentito loro di guadagnare tanti bei soldini. Nacque così la guerra per la conquista delle frequenze applicando il metodo, “se trasmetto più forte significa che quella frequenza è mia”.

Personalmente non ho mai accettato il principio secondo il quale il più “muscoloso” debba prevalere nelle questioni terrene e, passati i primi tempi di naturale euforia, sono diventato molto critico e addirittura insofferente alle pretese di chi, con la scusa di “essere ogni giorno al tuo fianco”, faceva esclusivamente i propri interessi.

Con l’avvento, qualche hanno dopo, delle “televisioni commerciali” (in questo caso non si ebbe il coraggio di definirle “televisioni libere” per fortuna, si usò alcune volte per identificarle il termine “locali”) il fenomeno di conquista delle frequenze di trasmissione (come noto non sono infinite) si accentuò, ma, cosa ben più grave, si assistette alla creazione, via via crescente anno dopo anno, di centri di potere che, complice il profondo cambiamento della società, hanno potuto proliferare fino a diventare manipolatori delle menti di cittadini inconsapevoli.

Perchè ho fatto questo breve richiamo al nostro passato prossimo, che molti come me hanno vissuto in prima persona? Perché anche oggi si assiste ad una metamorfosi, anche se con caratteristiche diverse.

Il fatto di avere, oggi, tutte le sere, quattro telegionali sovrapposti, con gli stessi titoli e che dicono le stesse cose, non è forse il segnale che c’è qualcosa che non torna?  Perchè sono sempre e comunque le notizie riportate dalle “agenzie di stampa” che riempiono i palinsesti dei notiziari televisivi? Il conformismo è forse un giusto servizio reso alla democrazia? Per non parlare poi degli attacchi quotidiani al “Servizio Pubblico”, la Rai per intenderci, che non si migliora certo attraverso la sua privatizzazione. Il suo ruolo va salvaguardato in quanto concorre in misura decisiva alla formazione ed alla informazione dei cittadini, senza se e senza ma. Che dire poi della rappresentazione falsata della realtà italiana fatta di ragazze ‘letterine’ e ragazzi “palestrati”?

Scrive Aldo Grasso nella sua “Storia della televisione italiana”) che: <<la televisione è insieme specchio ed ànfora di un paese; riflette le sue caratteristiche, ma dà anche forma a un sistema di relazioni sociali…… disegna i tratti di una comunità immateriale, simbolica: pescando nel grande serbatoio di una nazione>>. Ma per pescare servono le esce giuste, che solo chi ha come obbiettivo una informazione veritiera può avere.

Ecco perche serve un forte Servizio Pubblico. Ecco perchè sarebbe necessario nell’interesse dei cittadini invertire la rotta perchè il racconto del paese reale torni ad essere elemento di crescita.

Le nuove tecnologie ci impongono di allargare il discorso. Mi riferisco al Web ed alla “mobilità”, che stanno cambiando le nostre abitudini. Si dice: è il “nuovo che avanza”.

Ma quale “nuovo che avanza”? E’ il “vecchio che si allarga”. E’ la solita salvifica immagine del privato, che cerca di fagocitare tutto e tutti. Il Potere costituito ce lo dipinge ad immagine e somiglianza di un dio benefattore dell’umanità, che tutto risolve, può e crea.

La filosofia privatistica del “faso tuto mi” pervade gli interpreti umani di quello che ormai possiamo considerare come un “vizio capitale”. Viene ad esempio coccolata a parole la sana competizione, perchè “chi non emerge è uno sfigato”, ma poi la competizione viene manipolata e piegata al proprio interesse fino a far trionfare figli, parenti ed affini.

Cosa serve invece?

Serve che i cittadini, soprattutto i giovani cittadini, partendo dall’analisi della realtà che li circonda, supportati da un elevato senso civico, abbiano la voglia e l’umiltà di mettere in discussione qualunque certezza che li ha accompagnati fin qui. Devono considerarsi piccoli esseri umani capaci di rialzarsi e ripartire, come in tutte quelle circostanze in cui si è commesso un errore. Devono essere onesti con se stessi, ma soprattutto con gli altri, e per questo saranno invincibili. Devono muoversi fuori dal “Palazzo” e dentro la “Società”.  Devono porre e porsi domande, guradando i luoghi ogni volta con occhi diversi, ma devono dubitare delle risposte che il “Potere” destina alle domande che provengono dalla Società civile, quelle già pronte per ogni occasione.

 

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Unità nella diversità http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/unita-nella-diversita/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/unita-nella-diversita/#comments Wed, 11 Jul 2012 19:15:57 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=511 ↓ Read the rest of this entry...]]> La comunità scientifica internazionale definisce “darwiniana” la teoria secondo la quale avvengono i meccanismi relativi alla variazione, alla ereditarietà ed alla selezione della vita sulla terra, la cosiddetta “teoria dell’evoluzione”.
Nel secolo scorso sono nate intere discipline biologiche che ci hanno fatto capire meglio come sono avvenute estinzioni di massa, migrazioni, grandi separazioni e avvicendamenti di specie nei vari contesti geografici.
Tuttavia mancano ancora spiegazioni soddisfacenti su moltissimi elementi della teoria. Si sono evidenziati infatti molti dubbi ed incertezze, dimostrazione evidente che l’evoluzione è un campo aperto ed in rapida mutazione, dove resta ancora molto da scoprire e dove non mancheranno accanite discussioni tra gli scienziati, con probabili revisioni teoriche.
Le conoscenze sulla natura della specie umana fanno ritenere che, pur nella unicità dei singoli individui che la compongono, la sua origine sia stata comune. Tutti gli uomini portano con sè i segni di una “unità di discendenza” che li accomuna, ma contemporaneamente anche i segni delle diversità che via via si sono verificate ed accentute dovute alle diverse realtà esistenziali.
La chimica delle cellule, la fisiologia umana e vegetale, la microbiologia sono le materie che impattano sullo studio dell’evoluzione, che producono attività tipiche da laboratorio asettico con aria condizionata al seguito, ma anche altre attività come gli scavi di un paleontologo sotto il sole cocente del deserto o gli appostamenti di un primatologo nella giungla.
Tutto questo porta a ritenere validissimo il pensiero di Charles R. Darwin, il naturalista inglese che nel 1859 ne “L’origine della specie”, per primo teorizzò l’esistenza di una relazione di parentela tra tutti gli esseri viventi, che la selezione naturale attraverso molteplici elementi ha creato e manipolato.
Darwin utilizzò nei sui taccuini giovanili l’espressione “l’albero della vita” per descrivere i rapporti fra le varie specie che si sono generate da un unica matrice. Due specie sono imparentate tra di loro se hanno un antenato comune. Per esempio, l’uomo e lo scimpanzè sono parenti, perché 6-7 milioni di anni fa in Africa, viveva un loro antenato. Oggi uomo e scimpanzè sono due specie molto diverse tra di loro, grazie all’evoluzione che li ha interessati rispettivamente, ma ciò non toglie che ambedue siano assimilabili a “cugini”. Se poi andiamo indietro nel tempo lungo i rami dell’albero della vita, scopriamo che tutti i mammiferi condividono un antenato comune con i rettili, vissuto 300 milioni di anni fa e che tutti i vertebrati condividono un antenato vissuto circa 500 milioni di anni fa.

Dopo tutta questa bella teoria però ci scontriamo giornalmente con la cruda realtà, che ci evidenzia i malaffari della nostra classe dirigente e che ci fa pensare a mostri con sembianze umane che tentano di fagocitarci. Vorremmo ad esempio che la scienza evolutiva ci desse una risposta definitiva su questi soggetti, studiandone uno a campione: il  “miliardario ridens”,ad esempio, tipico rappresentante della distorta fauna che ci circonda. Vorremmo sapere cosa ci ‘azzecca’a con noi, illustri discendenti di eroiche stirpi che si sono evolute millennio dopo millennio e sono venute a popolare il pianeta terra, questo omuncolo che influenza e schivazzi per lo meno il 30% degli italiani. Vorremmo che un qualsiasi laboratorio di ricerca raccogliesse un campione del suo DNA, ci desse un’occhiata e ci dicesse se appartiene al genere umano.  Se fosse, per pura ipotesi, dimostrato che non ci ‘azzecca’ per niente con la razza umana, la sua pericolosità sarebbe talmente evidente fino a far ritenere necessario un intervento chirurgico riparatore.:-)

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