ShabangShabang » liberalismo http://shabang.xoom.it/wordpress Il bauletto virtuale Mon, 06 May 2013 09:00:41 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Il benessere del consumatore http://shabang.xoom.it/wordpress/tutto/il-benessere-del-consumatore/ http://shabang.xoom.it/wordpress/tutto/il-benessere-del-consumatore/#comments Thu, 11 Oct 2012 07:59:03 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=648 ↓ Read the rest of this entry...]]> L’evoluzione paternalistica del neoliberismo, passata quasi inosservata nel dibattito pubblico, ha portato a diffondere la concezione che il ‘libero mercato’ deve essere guidato dal cosiddetto “benessere del consumatore”. Una sorta di panacea di tutti i mali, secondo la quale è il consumatore, che segnala l’utilità di un nuovo prodotto mediante l’esibizione della sua volontà di acquisto, ma è l’impresa che decide di produrlo ed il consumatore ha solo un ruolo passivo e subalterno.

Con l’introduzione sul mercato delle varie famiglie dell”iPod, per esempio, è avvenuto proprio questo. E’ stata creata ad arte la domanda, attraverso operazioni di marketing con l’utilizzo di una martellante pubblicità. I consumatori hanno risposto prontamente dimostrando il loro interesse con prenotazioni inverosimili. A questo punto l’impresa ha messo in produzione il prodotto e si è presentata, bada ben bada ben, alla data da lei scelta, per fornire il prodotto ai ‘fedeli’ consumatori che l’avevano prenotato per primi e poi, solo in un secondo tempo, per renderli disponibili a tutti gli altri’, che nel frattempo si erano aggregati per non apparire diversi. Tutti comunque da considerare consumatori felici e contenti.

Affinchè tutto questo funzioni però serve un mercato ‘puro’, senza intervento dello stato. L’impresa deve essere l’unico oggetto abilitato ad operare sul mercato e deve diventare l’unica fonte della creazione dei prodotti. Questa è la triste conclusione del neoliberismo sfrenato.

Esistono però le ‘esternalità’ che gravano sulla testa dei neoliberisti inconsapevoli per ragione o interesse. Possono essere sia positive che negative, naturalmente sono queste ultime ad avere una certa importanza e di queste facciamo subito un esempio: i danni provocati all’ambiente dall’inquinamento. L’impresa è portata a massimizzare la sua efficienza dal momento che non considera o considera solo in parte questi costi.

Se emetto in atmosfera i fumi di scarico di una azienda che produce fertilizzanti, provoco l’inquinamento dell’aria che tutti respirano.  L’impresa potrebbe controllare questi scarichi riducendo o eliminando addirittura l’impatto negativo sull’ambiente, ma ciò le costerebbe denaro e siccome non trae beneficio dal puro fatto di avere “l’aria pura”, non è per niente incentivata  allo stanziamento dei soldi relativi. Si potrà obiettare che per processi innovativi è difficile prevederne l’impatto ambientale. Ogni novità implica dei rischi, comprese quelli dovuti alle esternalità negative.

La teoria economica poi stenta ad accettare le generale tendenza umana a ritiene che alcune cose non possano avere un prezzo. Mi riferisco soprattutto alla sfera morale degli individui. Gli economisti non possono argomentare ad esempio in termini di priorità morali rispetto al mercato. Se poniamo loro certe domande non sono in grado di rispondere. Ad esempio: una giovane donna può chiedere il sussidio di disoccupazione se abbandonasse la vita di prostituta? E’ giusto che il soccorso alpino utilizzi mezzi costosi (elicotteri, ecc. ) per salvare la vita di uno sfortunato scalatore? No, non solo non saprebbero rispondere, ma siamo noi, comuni mortali, a non volere che gli economisti possano occuparsi di queste questioni, loro sono sotto coperta e lì devono stare.

Figuriamoci poi se essi fossero neoliberisti.

L’influenza di queste idee danno credito a valori deleteri per la società. E’ convinzione diffusa che la diseguaglianza tra i cittadini non conti, purchè tutti se la passino ragionevolmente bene. Se mangio bene tutti i giorni ed ho la casa ben riscaldata, perchè dovrebbe importarmi dell’individuo che passa i suoi fine settimana sullo yacht di famiglia. In fondo egli non mi toglie il ‘tepore’ di casa mia.

Questo modo di pensare trascura un aspetto fondamentale però: le disparità di ricchezza producono disparità di potere e generano fenomeni di concentrazione che a lungo andare danneggiano gli altri individui, fino a privarli delle libertà fondamentali, restringendo gli spazi di scelta.

Forse la vera soluzione al problema è, perchè no, lo stato centralizzato, guidato da un pugno di persone, scelte tra quelle con un passato limpido e cristallino, con alte capacità intellettuali, con un elevato spirito di altriusmo ed abnegazione, che si rendano disponibili al controllo di organi eletti dai cittadini posti al di sopra delle parti.

Pura illusione? Vedremo …..

 

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Libertà intellettuale e copyright http://shabang.xoom.it/wordpress/cultura-classica/liberta-intellettuale-copyright/ http://shabang.xoom.it/wordpress/cultura-classica/liberta-intellettuale-copyright/#comments Thu, 20 Sep 2012 13:09:20 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=621 ↓ Read the rest of this entry...]]> Se il sabato sera hai deciso di stare in casa per rilassarti, che seccatura sarebbe non avere un film da vedere alla tv. Se non riesci a trovarne uno degno di essere visto, poco male, cosa fai, allora? Apri un cassetto e prendi in mano un libro.
Ma prima di iniziare a leggere, scorrendo le prime pagine dopo quella del titolo/autore, compare la pagina con il simbolo (C) del copyright, che identifica il proprietario dell’opera.
La stessa cosa succede se accendi il computer ed inizi a navigare su qualche giornale on-line. Gli articoli riportano nella maggior parte dei casi la frase standard: copyright (C) pinco pallo.
La maggior parte delle persone, non pone attenzione al significato di questa dicitura apposta sulle opere derivanti dall’attività intellettuale ed inizia a leggere il testo.

Io vorrei fare alcune considerazioni generali sulla Proprietà Intellettuale (PI) che  scaturisce dalla lettura di queste frasi, perchè è vero che a chi ha un’idea deve esserne riconosciuto il valore, ma è vero anche che perpetuare un ‘monopolio’ dell’idea, utilizzando anche leggi e leggine costruite ad-hoc, può risultare dannoso per la società intera, come la storia insegna.

La legislazione sulla PI dovrebbe garantire incentivi alla creazioni di nuove idee e rendere più gratuite quelle già esistenti. Quello che invece constatiamo ogni giorno è il trionfo dei profitti derivanti dal monopolio delle idee. Prendiamo ad esempio la maggiore società di software per computer, Microsoft Corporation, operante a livello planetario.

Mi chiedo e Vi chiedo, è giusto che, dopo la vendita ovvero dopo il regolare acquisto del software, si debba pagare per anni un prezzo per la licenza di utilizzo? Forse che il prezzo di acquisto, stiamo parlando di milioni di pezzi venduti, non ha ripagato i costi dello sviluppo?

Nonostante il continuo martellamento mediatico, prezzolato, delle società interessate, anche in campo cinematografico ci sono illustri esempi, nessuno crede alla spiegazione ufficialmente presentata e cioè che verrebbe meno l’investimento in ricerca e sviluppo. La verità è che copyright, brevetti, diritti d’autore e marchi registrati, ostacolano la creazione di nuove idee, creando anche fratture generazionali, tra i giovani potenziali talenti e le vecchie leve, che sopravvivono. Quello in cui viviamo è un mondo assai balordo, in cui la parola libertà riempie la bocca dei ricchi e dei loro servi.

Non è un caso che, sempre nel comparto del software per computer, Microsoft non abbia ancora riconosciuto ufficialmente la qualità e l’etica professionale delle persone coinvolte nel progetto del “software libero”, facenti capo alla FSF (Free Software Foundation) ed aventi come punta di diamante il sistema operativo Linux.

In generale, quando un’idea porta alla realizzazione di un prodotto, solo il suo prezzo di vendita ha il diritto di esistere, nel caso di un software il prezzo del CD/DVD su cui è contenuto, nulla di più. Non è una questione di prezzo, tali supporti informatici potrebbero costare anche un milione di dollari se il mercato lo richiedesse, non è questo il problema, ma tutto ripeto si deve fermare qui.

“……Se compero un libro, compero la carta e riconosco il lavoro per la stampa, ma non compero anche l’idea che vi è scritta”, così si esprimono gli sponsor dei diritti d’autore,

“…l’idea è di proprietà dell’autore…” questo viene sempre riportato e riletto.

Niente di più sbagliato ed inquinante. L’idea espressa tra le pagine del libro appartiene a tutti, anche se è stata creata da un solo individuo, che viene ripagato, alcune volte abbondantemente, dalla vendita del supporto, ciò vale anche per la musica, che è riconosciuta come bene “universale”. Se parto da un motivetto orecchiabile già esistente, molto probabilmente ne troverò un altro, diverso, ancor più orecchiabile, in un certo senso migliore, fino a rendere obsoleto quello originale.

Questo è il progresso, questo è quello che ha bisogno l’umanità intera.

Non interessa che un anziano signore di nome Bill Gates, invecchi indossando camice e mutande foderate di bigliettoni da 100 dollari, riccone più ricccone meno interessa fino ad un certo punto, ciò che conta maggiormente è che il software venduto dalla corporation da lui fondata, non è modificabile e non se ne conosce il linguaggio sorgente. Invece ogni giorno migliaia di sviluppatori mettono mano ai sorgenti del software libero per migliorarlo e restituirlo alla comunità, affinchè continui questa operazione, è come si vede un discorso di libertà.

Solo idee liberamente circolanti possono garantire progesso e sviluppo. Forse che la  storia dell’umanità non è stata una storia di continue scoperte basate su quanto era avvenuto prima?

Ma c’è di più. La maggior parte di ciò che oggi consideriamo grande letteratura, che viene insegnata all’università, proviene da autori che non hanno mai ricevuto nessun compenso per i loro sforzi letterari o perchè il copyright non esisteva o perchè non se ne sono serviti. La loro qualità letteraria anche oggi è fuori discussione, tanto che, ad esempio la Disney, se ne è servita smisuratamente per costruire il suo impero. La bella addormentata nel bosco, Pinocchio, per fare solo due esempi della letteratura per bambini, sono state carpite al dominio pubblico. Ho voluto ricordare ciò per dire che questa è la prova provata che in assenza di monopoli i grandi lavori ad ogni modo vengono alla luce. Chi sostiene che senza i monopoli non c’è produzione di qualità, dice delle fesserie.

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Le agenzie di rating http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-agenzie-di-rating/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/le-agenzie-di-rating/#comments Thu, 05 Jul 2012 12:23:20 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=498 ↓ Read the rest of this entry...]]> Il lavoro delle agenzie di rating ha qualcosa di magico. Trasformare un ‘anonimo’ titolo quotato in borsa, di cui non si conoscono i retroscena e la storia, in un titolo dotato di un certificato che ne attesti la qualità, il ‘rating’ appunto, consente, a chi deve scegliere tra questo e quello, di operare con sufficiente sicurezza senza dover rintracciare ogni volta le sue ‘oscure origini’.

Emettere un giudizio relativo alla bontà ed al grado di affidabilità delle imprese e delle società operanti a livello mondiale nel settore della finanza, del credito, della produzione di beni ecc., è il toccasana per ogni investitore che si rispetti. Ma dopo aver osservato gli scandali che hanno riempito le cronache degli ultimi anni, pur riconoscendo che il mercato del rating ha una sua validità teorica, dobbiamo chiederci se in futuro sarà in grado di autoregolarsi oppure se dovranno intervenire entità esterne per garantirne trasparenza e imparzialità.

Le società di rating che si dividono circa l’80% del mercato sono tre: Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch. La maggiore di esse è S&P. Ha avuto come suo pioniere Henry Varnum Poor, che operava alla fine dell’ottocento con società ferroviarie e che nel 1923 iniziò col pubblicare il primo indice borsistico, quello di Wall Street, esistente ancora oggi e noto come ‘S&P 500′. Dopo essere finita in bancarotta durante la ‘Grande depressione’, risorse nel 1941 e si fuse con lo ‘Standard Statistics Bureau’, specializzato in dati e notizie sul credito e la finanza, informazioni che venivano vendute a chi ne faceva richiesta. S&P nel 1962 divenne una ‘public company’ quotandosi in borsa. Nel 1966 venne acquistata dal colosso dell’editoria scientifica e scolastica McGraw-Hill, che oggi è l’unico proprietario. Nel consiglio di amministrazione, oltre all’erede della famiglia McGraw, ci sono i Big Boss della Coca-Cola, dell’IBM, della BP e delle più importanti società farmaceutiche. Tutte aziende quotate, anzi BIG CHIPS, che fanno il mercato. S&P fattura quasi 2 miliardi e mezzo di dollari, circa un quarto del fatturato dell’intero gruppo McGraw-Hill.

La storia delle altre due società, Moody’s e Fitch è simile, e non si discosta molto, nel senso che chi le controlla sono gli stessi soggetti destinatari del giudizio ‘insindacabile’ emesso con la certificazione di ‘rating’.

Le agenzie di rating ricostruiscono i flussi di denaro, prendono nota di chi presta e di chi si indebita, rendono visibile ai più i retroscena finanziari e, cosa ancor più importante, compilano pagelle di merito. Questo lavoro deve ricevere un plauso generale, perchè in via teorica, come già accennato, è un lavoro necessario. Ma, in un settore dove, soprattutto oggi, tutto è molto complicato, vengono dati giudizi al d sopra delle parti e che rispecchiano la realtà oppure alcune volte questi giudizi sono fasulli e rispondono semplicemente a particolari interessi economici? Ed é qui dove sta il vero problema, nella validità morale del giudizio espresso. Ma c’è di più. La situazione si è notevolmente complicata nel momento in cui ci si è resi conto che anche i governi degli stati, piccoli o grandi che siano, dipendono da questi giudizi. Le agenzie di rating diventano così responsabili di decisioni che ricadono direttamente sulle popolazioni e non solo sugli ‘addetti ai lavori’.

In una recente intervista il Big Boss di Fitch ha detto: “…noi non prendiamo posizioni politiche, valutiamo il rischio paese” e giù a bacchettare il debito. Sta di fatto che, ad esempio, ogni volta che viene abbassato il debito dell’Italia, si scatena un pandemonio. Chi è al governo cerca di contrastare la doccia fredda che di solito si scatena da parte degli speculatori sui titoli pubblici e chi è all’opposizione si scatena contro il governo colpevole di non fare abbastanza.

I politici dichiarano, gli economisti sentenziano ed i giornali amplificano. Altro che giudizi tecnici basati su formule matematiche. Il ‘rating’ ormai fa parte del mercato politico e non solo di quello finanziario. Jonathan Macey, professore a Yale, alla Cornell University ed alla Bocconi, grande esperto di diritto commerciale, davanti alla commissione del senato americano dopo il crac Enron e sulle conseguenti responsabilità delle società di rating, ha dichiarato: “ Oggi, non offrono alcuna informazione davvero valida sull’affidabilità delle società, sarebbe meglio che le autorità preposte (la SEC in questo caso) evidenziassero il fenomeno e incentivassero l’abbandono dell’uso del rating ovunque sia possibile”.

Ma l’aspetto più evidente che c’è qualcosa che non va nel meccanismo del ‘rating’ e della sua attribuzione a questo ed a quello, è l’intreccio ampio e diffuso del conflitto di interessi che lega le società che emettono il giudizio ed il destinatario del giudizio stesso. Nel 2004 la SEC conclude l’indagine sul rating con un decalogo che modifica in sostanza la prassi, le procedure e le regole di condotta del meccanismo.

La commissione ha puntato il dito soprattutto su 5 questioni fondamentali:

  1. Le agenzie si fidano troppo spesso delle informazioni delle imprese stesse senza verificarle;
  2. i conflitti di interesse sono dovuti al fatto che a pagare per il rating sono le società stesse che emettono i titoli;
  3. i servizi alle imprese hanno sempre maggior peso;
  4. la trasparenza è troppo scarsa;
  5. ci sono troppi ostacoli per i nuovi arrivati, trattasi di un mondo troppo ‘chiuso’

 

Il codice di condotta emanato dalla SEC non è servito molto, la crisi dovuta dai subprime e dai ‘prodotti derivati’ ne è la prova e poi chi deve “misurare i misuratori”.

Sembra proprio essere questo lo slogan del prossimo futuro, ma chiedere maggiore regolamentazione significa anche ingessare il mercato ed è ben noto il principio che in campo economico non esiste la ‘protezione assoluta’.

 

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No all’abuso. Sì al software libero. http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/allabuso/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/allabuso/#comments Fri, 29 Jun 2012 14:58:07 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=482 ↓ Read the rest of this entry...]]>

Cari amici,

Lo sapevate che il computer con cui state leggendo questo blog non è
vostro? Vi conviene rendervene conto subito, altrimenti sarebbe troppo tardi.

La verità è che, per quanto incredibile sia, non ci possiamo installare
quello che vogliamo, non possiamo decidere di usare il sistema
operativo che più ci aggrada, a meno di non volere rinunciare a nostri
importanti diritti come ad esempio la sostituzione di un prodotto
difettoso. Scandalizzati?

Le grandi catene di distribuzione, infatti, si rifiutano di sostituire prodotti
difettosi, se il software preinstallato Microsoft Windows è stato sostituito con
un altro sistema operativo, guarda caso con software libero GNU/Linux.

Mobilitandoci, ora, contro questo sopruso prima che sia troppo tardi.

Io, l’ho scoperto solo qualche settimana fa. Non mi hanno voluto sostituire
un computer difettoso, che secondo loro stessa ammissione faceva parte
di una partita difettosa, solo perché vi avevo installato GNU/Linux!
Un’ingiustizia che non ho voluto accettare. Ho contattato subito
alcune associazioni di consumatori per capire come reagire.
E’ stata scritta una dura lettera di diffida con cui abbiamo avvisato il distributore
che saremmo andati per vie legali. Stranamente hanno cambiato idea ed hanno
sostituito il computer.

Ma non tutti i cittadini hanno a disposizione un team di avvocati e
questi soprusi sono all’ordine del giorno. Non possiamo accettare
questa modo scorretto di imporre monopoli.
Uniamoci per mettere fine a questi soprusi aderendo alla campagna e
diffondendo video e pagina tra i nostri contatti.

http://salvapinguino.info/

Ma c’è molto ancora da dire sugli abusi verso il software libero.

Perché la pubblica amministrazione non lo usa in modo massiccio?

Perché Il software libero viene ghettizzato e usato solo da una esigua
minoranza di persone?

La causa sono i profondi interessi economici che legano le grandi multinazionali
del software con i produttori di hardware e le grandi catene di distribuzione

I cittadini però ne hanno abbastanza.
Unisciti alla campagna, segnala abusi e poi condividi con tutti i contatti

http://salvapinguino.info/

Cominciamo a riprenderci i nostri diritti.

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Stato laico e religione http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/stato-laico-religione/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/stato-laico-religione/#comments Tue, 05 Jun 2012 08:37:09 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=346 ↓ Read the rest of this entry...]]> << Nella laicità dello stato bisogna riconoscere la rilevanza pubblica e sociale del fatto religioso >>. Così si espresse il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interrogato sulla presenza del crocefisso, simbolo della religione cattolica, nei luoghi pubblici.

Pur apprezzandone il riferimento evidente al rispetto della pluralità religiosa, la definizione usata si presta tuttavia ad interpretazioni per lo meno ambigue.

Laicità, infatti, non coincide semplicemente con pluralismo religioso, pur essendo pre-condizione indispensabile. Consiste, piuttosto, nella rinuncia a far valere in luoghi pubblici e nelle questioni di rilevanza per tutti, posizioni ed argomentazioni motivate religiosamente. Non solo perchè, se le religioni sono più d’una, potrebbero avere posizioni contrastanti tra di loro su questo o quest’altro argomento, ma soprattutto perchè, in una società democratica e laica nessuna motivazione religiosa deve valere come criterio di regolazione valido per tutti.

Non si tratta quindi di far valere solo le credenze nel ‘fatto religioso’ dell’individuo come guida del proprio comportamento, ma si tratta di creare spazi in cui la ragione del confronto e della partecipazione non sia quella della appartenenza religiosa.

La questione dell’esposizione in pubblico del crocefisso sta tutta qui, per quanto nobile ed importante sia la tradizione di cui il crocefisso è simbolo, esso non può marcare lo spazio pubblico, come tale di tutti. Tanto più non dovrebbe marcare un luogo come, per esempio, una scuola: il luogo della formazione educativa, in cui si dovrebbe imparare non solo il rispetto delle appartenenze e dei valori di ciascuno, ma anche a confrontarsi nonostante le diversità, per costruire sane identità comuni, inclusa quella ‘italiana’.

La salvaguardia di uno spazio pubblico, libero da marcature religiose, mentre legittima la pluralità di forme in cui il ‘fatto religioso’ si manifesta, consente anche una presa di distanza critica ed una riflessione su cosa è congruente, oppure no, con la democrazia ed il rispetto delle libertà individuali.

Ma forse è proprio questo che fa paura ai difensori ad oltranza del crocifisso nei luoghi pubblici. Ancora più del pluralismo religioso, temono la verifica critica delle proprie motivazioni e “ragioni”.

Sbalorditiva ci è poi sembrata la presa di posizione della ‘Corte europea dei diritti dell’uomo’ in margine alla questione. Chiamata ad emettere un giudizio sull’esposizione del crocefisso, ha rilevato la non sussistenza di prove che portino a ritenere, l’esposizione di un simbolo religioso in un’aula scolastica, capace di influenzare il comportamente degli studenti, con conseguenze discriminatorie nei confronti di chi cristiano non è. La Corte ha argomentato questa presa di posizione con il fatto che trattasi di: <<simbolo passivo>> e che come tale non può influenzare le coscienze e tanto meno turbarle.

Incredibile! Mentre viene negato il valore di chi non vi si riconosce, indebolisce il valore dello stesso simbolo del cristianesimo. Il crocifisso viene derubricato a generico messaggio ‘umanitario’, anzi a testimonianza passiva.

Stupisce poi (ma c’era da aspettarselo ben conoscendo i polli), l’entusiasmo con cui il governo italiano (berlusconiano) e soprattutto il Vaticano, hanno accolto questa sentenza, accettando di fatto la forte svalutazione del simbolo stesso e della sua immagine. Una ulteriore conferma, che, a ‘lor signori’, sembra più importare il potere di controllo e di marcatura degli spazi, del mistero della fede e del messaggio dirompente del dio in croce.

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La sindrome berlusconiana http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-sindrome-berlusconiana/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-sindrome-berlusconiana/#comments Fri, 01 Jun 2012 08:24:24 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=322 ↓ Read the rest of this entry...]]> “Non sono un santo” aveva dichiarato a suo tempo il “miliardario ridens” dopo lo scoppio di uno degli ennesimi scandali sessuali che lo coinvolgevano. Voleva dirci: “prendetemi per quello che sono, uno di voi …”.

Il Vaticano accolse la sua esternazione con benevole favore, mostrando ancora una volta (ce ne era forse bisogno?), quanta ipocrisia ci sia nella gerarchia cattolica.

Da parte dell’opinione pubblica e soprattutto delle donne si è levato un soffice dissenso, ma per varie ragioni non c’è stata una vera protesta. Perchè? La ragione principale è che l’inedita traduzione berlusconiana di uno degli slogan del femminismo degli anni settanta <il privato è pubblico> , avvenuta a suo esclusivo vantaggio, ha consentito di trasformare uno strumento di denuncia dei rapporti di potere in un assunto che il privato è politico e quindi arma di potere. Questa interpretazione, fatta propria e propagandata dalle sue televisioni (guarda caso), ha talmente disorientato l’opinione pubblica, soprattutto femminile, da provocarne un completo annichilimento.

Nella variante transgenica berlusconiana il privato, non solo erotico-sessuale, ma anche degli interessi economici, è transitato nella politica tout court. Per questo a difesa del suo comportamento lui non può evocare il ‘diritto alla privacy’ e l’opinione pubblica non può condannarlo esplicitamente, in fondo ne è la sua espressione.

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Familismo amorale http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/318/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/318/#comments Thu, 31 May 2012 14:10:14 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=318 ↓ Read the rest of this entry...]]> Tocqueville sosteneva che in una società moderna il progresso dipende in primo luogo dalla capacità dei cittadini di associarsi. Banfield, in un saggio del 1958, partendo da questa tesi, arrivò a dire molto di più e cioè che l’arretratezza ha come causa principale la sopravvalutazione dei legami famigliari a scapito di interessi o forme associativi più vaste. Jean-Francois Revel, nello stesso anno, rincarava la dose e accusava gli italiani di pigrizia, di ignoranza del loro passato, di conformirsmo e di ipocrisia. Condannava i costumi di un Paese dove era ancora proibito (siamo, ripeto, nel 1958) usare termini come divorzio, aborto, preservativo. Tutti questi studiosi stranieri vennero naturalmente criticati, sostenendo per esempio che il concetto di “famiglia” è molto vasto, complesso e non lo si può racchiudere in definizioni troppo strette. Fu ricordato per esempio che per secoli il territorio italiano aveva subito innumerevoli prepotenze degli eserciti invasori che avevano a più riprese attraversato la Penisola. Per secoli la “famiglia” era stato il solo rifugio contro le vessazioni di signorotti e governanti famelici. Il bisogno di “famiglia” era stata una necessità di cuii ancora oggi si pagano le conseguenze.

Oggi comunque la famiglia è molto cambiata e anche se la pubblicità continua a presentarci padre-madre-due-bambini che corrono spensierati in un prato pieno di fiori, lo fa sempre più raramente. Oggi le famiglie sono formate molte volte da un solo genitore o da genitori conviventi senza essere sposati. In forte aumento sono le nozze civili.La forza dirompente della crisi, la difficoltà per i giovani di trovare un posto di lavoro ed un alloggio ha contribuito non poco a questa situazione.

Ora, volendo occuparci di politica, abbiamo scoperto che il “delfino” designato a succedere alla conduzione del partito-della-lega-nord era il “figlio” del “capo”, il tutto con l’approvazione ed il bene placido della ‘cosiddetta dirigenza leghista’. Addirittura nel volgere di qualche mese le cose erano andate nel modo che potesse diventare, senza averne le capacità, anche assessore regionale della Lombardia. Incredibile.

Che dire poi del Mastella, Ministro della Repubblica nel 2008. Appena eletto il governo Prodi, annunciò le sue dimissioni a seguito dell’arresto della moglie per tentata concussione. La sua frase più apprezzata dall’aula di Montecitorio fu: “Tra l’amore della mia famiglia ed il potere scelgo il primo”. Alcide De Gasperi, o Ugo La Malfa, Pietro Nenni o Enrico Berlinguer, Luigi Einaudi o Carlo Azeglio Ciampi (ed altri di pari livello) non avrebbero contrapposto in modo petulante la “famiglia” al “potere”.

La carica ministeriale come “potere”. Le dimissioni come rinuncia al “potere”. Una visione che esclude già fin dall’inizio il concetto di <res pubblica>, di collettività, di <civil servant> che un ministro dovrebbe sentire in modo assai forte.

 

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Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia. http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/nessuno-fallira-men-che-meno-litalia/ http://shabang.xoom.it/wordpress/distribuzioni-linux/nessuno-fallira-men-che-meno-litalia/#comments Sat, 26 May 2012 09:12:20 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=302 ↓ Read the rest of this entry...]]> Portogallo, Italia, Grecia e Spagna  sono state definite dei PIGS, cioè nazioni-maiale, che hanno vissuto negli anni al di sopra delle loro possibilità..

“Abominevole”, dirà qualcuno, ma altri diranno “ ce lo meritiamo e dovevamo aspettarcelo. Prima o poi i nodi vengono al pettine”.

Tutti si chiedono in questo momento se la Grecia fallirà e con essa anche le altre ‘sorelle’.

La maggior parte risponde: “nessuno lo può sapere”. Certo che una situazione del genere non si era mai verificata prima e la sigla PIGS, oltre che ad essere una di quelle ciniche e ‘irresistibili’ freddure anglosassoni, assomiglia maggiormente ad una sentenza già scritta, già condivisa, con la quale si condanna tutta l’Europa del sud a diventare una zona marginale, dimenticata ed impoverita, poco più di una grande colonia turistica.

Distese di ristoranti ed hotel, di campi da golf e di residence in cui i figli di quelle terre saranno costretti a diventare camerieri, custodi e badanti, indossando divise senza stemmi, passando le giornate a versare chardonnay ai nuovi ricchi del mondo, accompagnare settantenni fumosi con le loro borse stracariche di mazze e circuire le loro mogli con la scusa della ‘virilità’ latina.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Certo che la situazione è grave se guardiamo ai nostri figli ed ai giovani in generale. Quello sopra riportato è uno scenario irreale, che scaturisce, ammettiamolo, da una mente che possiamo definire alquanto fantasiosa. Ma com’è invece la realtà? In quale società stiamo vivendo? Quale futuro potrà mai scaturire da un’intera generazione allevata nella barbarie di una imitazione di democrazia, costretta a rincorrere un simulacro di posto di lavoro. Le risposte sono ardue ma non impossibili.

L’Italia non fallirà, ma i nostri figli sono stati lasciati per anni, un ventennio ragionando al minimo, davanti alla televisione a guardare cazzate su cazzate, ad assistere attoniti all’affermazione pubblica di incapaci, inetti, mentecatti e ladri confessi, mentre tutto attorno stava crollando, prima lentamente poi a rotta di collo.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

Ma gli italiani dovranno avviare una profonda revisione e trasformazione delle loro mentalità, fino a pensare di fare giustizia delle idee, una volta scintillanti ed ora insostenibili, come quelle che hanno reso schiave le persone, impedendo loro di guardare lucidamente al futuro osservandolo con oggettività, e creando illusioni da quattro soldi sparse per anni davanti ai loro piedi. Quando la collettività è composta da persone imbevute come delle spugne di falsi desideri impiantati nelle nostre menti dalla pubblicità martellante delle maledette multinazionali, che presentano un mondo enorme e tagliente, ma vuoto, comico ma nello stesso tempo terribilmente tragico, che porta l’individuo anche al suicidio, allora serve una inversione di tendenza, serve un ripensamento generale sullo sviluppo, sulla sua definizione, sulle modalità per ottenerlo e, per ultimo ma molto più importatnte, sulla direzione che deve prendere la vita dei cittadini.

Il futuro non è più una immensa autostrada vuota e l’economia italiana non è più una rombante Ferrari a dodici cilindri, A noi ed ai nostri figli è toccata in sorte una stradina stretta da percorrere con una utilitaria, come quelle diffusissime negli anni ’50 e ’60 :) , da guidare in mezzo ad un traffico infernale.

Nessuno fallirà. Men che meno l’Italia.

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La libertà dei cittadini e quella dei servi http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-liberta-dei-cittadini-quella-dei-servi/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/la-liberta-dei-cittadini-quella-dei-servi/#comments Thu, 24 May 2012 08:54:19 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=262 ↓ Read the rest of this entry...]]> Come mai la storia dimostra che agli italiani ha sempre importo assai poco della libertà, fino ad avervi più volte rinunciato senza eccessive preoccupazioni?

Questa domanda potrebbe sembrare fuori luogo agli occhi di un superficiale visitatore straniero. A detta di molti di loro infatti l’Italia appare come uno dei Paesi dove la libertà abbonda, anzi straripa. Molti costruiscono una casa dove è proibito, molti saltano i semafori perchè si annoiano ad aspettare il ‘verde’, molti non pagano le tasse, dicono: “i soldi meglio tenerseli”, molti gettano i rifiuti sulla strada, sulle spiagge, nei boschi, insomma dove capita. Il tutto rimanendo impuniti. Non sono queste altrettanti manifestazioni di libertà? Una libertà talmente sconfinata e come tale sconosciuta alla maggior parte degli stranieri.

La verità è che il concetto di libertà, anzi la stessa parola <<libertà>>, può avere molteplici espressioni. Si è cercato infinite volte nel corso dei secoli di dargli una definizione appropriata.

C’è un elemento comune a tutte queste definizione, lo stesso che si trova nella canzone ‘La libertà‘ cantata da Giorgio Gaber su parole di Sandro Luporini: “la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”. Il punto di contatto in questo caso sta con ciò che ha scritto Antonio Gramsci in ‘Passato e presente‘ sulla cattiva qualità dell’individualismo italiano.

Questo individualismo è proprio tale? Non partecipare attivamente alla vita collettiva [...] significa forse non essere <<partigiani>>, non appartenere cioè a nessun gruppo costituito? [...] Niente affatto. Significa che al partito politico o al sindacato [...] si preferiscono forme organizzative di altro tipo, anche di tipo malavitoso, e precisamente : le camorre, le mafie, le cricche, le confraternite, le sette, le corporazioni. L’interesse privato che fogocita tutto.

Maurizio Viroli, in un recente saggio, scrive che esistono due tipi di libertà: ‘quella dei servi e quella dei cittadini’. La libertà del servo o del suddito consiste nel non essere mai ostacolato nel perseguimento dei propri fini.

La libertà del cittadino consiste invece nel non essere sottoposti al potere arbitrario o enorme di un uomo o di alcuni uomini.

Recentemente in Italia si è affermato un potere enorme e, solo per il fatto che questo potere esista, rende gli italiani servi.

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Apologo sull’onestà nel paese di corrotti http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/apologo-sullonesta-nel-paese-di-corrotti/ http://shabang.xoom.it/wordpress/pensiero-intransigente/apologo-sullonesta-nel-paese-di-corrotti/#comments Thu, 24 May 2012 07:35:11 +0000 shabang http://shabang.xoom.it/wordpress/?p=258 ↓ Read the rest of this entry...]]>

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, nè che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati [...] e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. [...]

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando qualche piccolo terremoto in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi, il sentimento dominante anzichè di soddisfazione per la rivincita della giustiziz, era il sospetto che si trattasse di un regolamaento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. [...]

In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre degli scrupoli. A chiedersi ad ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare.

Questa favola di Italo Calvino, riproposta solo in parte e pubblicata in prima pagina sul quotidiano ‘La Repubblica‘ il 15 marzo 1980 con il titolo di ‘Apologo sull’onestà nel paese di corrotti‘, sembra scritta ieri, come si usa dire. Invece sono passati oltre trent’anni. Molte cose sono cambiate in italia, ma solo sulla superficie delle cose. Giù, nel profondo, tutto è rimasto come lo scrittore denunciava.

Vorrei ricordare una frase di Corrado Alvaro in proposito: La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.

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