<<….Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno….>>

Ed è proprio grazie ad un’interpretazione letterale di questo testo che la Chiesa continua ancora oggi, in piena era tecnologica, a

  • propagandare i “segni”, le “meraviglie”, i “poteri” e i “miracoli”, che corrispondono agli originali greci ‘semeion’, ‘teras’, ‘dynamis’ e alla loro traduzione collettiva latina miraculum, come prove di santità e di un rapporto privilegiato con il divino.
  • fomentare e sponsorizzare una fiorente industria del sacro prodigioso, che differisce da quella altrettanto fiorente della magia, del paranormale o dell’occulto soltanto per la sua autoproclamata divinità, e da quelle altrettanto diffuse della miracolistica religiosa araba, indiana o cinese soltanto per la sua autodichiarata unicità e verità.

Anche se non si vede cosa ci possa essere di divino, unico o vero in madonne che appaiono (da Lourdes a Fatima), lenzuola che si impressionano (da Torino ad Oviedo), frati che stigmatizzano (da Francesco d’Assisi a Padre Pio), statue che piangono (da Carpi a Civitavecchia), e chi più ne ha più ne veneri o adori.

Di prodigioso, dietro a fenomeni di questo genere, c’è soltanto l’ignoranza delle loro cause e la credulità sui loro effetti. Un esempio sintomatico è fornito dal famoso miracolo raffigurato nel 1512 da Raffaello nella Messa di Bolsena per la Stanza di
Eliodoro in Vaticano.

Nel 1263, mentre un prete che dubitava della transustanziazione diceva appunto messa a Bolsena, l’ostia avrebbe preso a sanguinare, con un prodigio ancor oggi ricordato nella festa del Corpus Domini, istituita l’anno dopo da Urbano IV per l’occasione.

Ebbene, nel 1823 Bartolomeo Brizio identificò il batterio Serratia Marcescens, che in periodi di caldo e in luoghi umidi produce su pane, focacce e dolci un pigmento rosso e gelatinoso, appropriatamente chiamato prodigiosina, che gli ingenui possono scambiare per sangue.