…può essere venduto come una merce qualsiasi”. Questa è la sorprendente scoperta di chi ha voluto studiare a fondo la rete delle reti: internet. L’incubo di un “Grande Fratello” che osserva e cataloga  ogni nostra azione è una realtà. Non solo, ma questi dati vengono venduti dai principali player mondiali di internet, google, yahoo, microsoft, apple, facebook ecc., al miglior offerente.Le informazioni che vengono raccolte su di noi si tramutano in denaro e sono molti quelli interessati a conoscere i nostri gusti e le nostre abitudini. Un esempio su tutti. Se cerchiamo una parola come “depressione” sul maggiore “motore di ricerca”, google, e poi scegliamo ad esempio il sito di un dizionario on line per conoscere il significato della parola, ebbene sul nostro computer vengono installati decine e decine di “cookies” che saranno letti in modo automatico da altri siti per inviarci pubblicità su prodotti antidepressivi.

E’ un circolo vizioso, io navigo, qualcuno registra dove vado e vende questa informazione, qualcun’altro la compera, sa le mie abitudine ed agisce secondo il proprio interesse per cercare di guadagnarci.

Facciamo un altro esempio e prendiamo il sito di “you tube” che archivia sui propri server internet milioni di filmati di ogni genere e di ogni qualità. Se sono amante degli animali e ogni giorno seguo i video amatoriali sui cani, dopo qualche tempo qualcuno viene a conoscenza di questo mio interesse e può invirmi a fini commerciali pubblicità sui cibi per i cani.

Insomma quello che all’inizio era un mezzo anonimo in cui tutti potevano liberamente circolare, ora è diventato il principale mezzo per raccogliere i nostri dati personali e, cosa ancora più insopportabile, lucrandoci sopra.

Se questa è la realtà che ci aspetta per il futuro, è abbastanza facile, per chi ha a cuore la libertà di  informazione e la democrazia, vedere in questo “media” segnali poco incoraggianti. A dimostrazione ulteriore che stiamo andando in una direzione sbagliata e lo stiamo facendo viaggiando a folle andatura, sono le recenti ammissioni di molti addetti ai lavori di aziende informatiche legate ad internet. Ci sono progetti in corso per sviluppare software sempre più sofisticati, tali da consentire al consumatore-internauta scelte “mirate” secondo i suoi gusti dedotti dalle sue frequentazioni sui siti. Vuol dire per esempio che se un sito di “indagini di mercato” sulle preferenze di voto in campagna elettorale, come ce ne sono tanti in tutti i paesi del mondo, potrebbe presentare scelte diverse per ogni utente che si presenti a votare.

Che dire poi di “facebook”, oggi il maggior controllore delle nostre frequentazioni pubbliche. I servizi che, questo sito mette a disposizione, vengono usati da schiere di giovani in tutte le nazioni ed in tutti i continenti. A parole dicono che “l’azienda tiene in modo particolare alla privicy dei propri utenti” e che le informazioni vengono “gelosamente” salvaguardate, ma chi può credere a simili parole? Solo degli schiavi sprovveduti, mentre le menti libere si chiedono:

  • “Dove e quali sono le garanzie che tutelano gli utenti?”
  • “Perché gli organi di controllo, ove esistono, non intervengono?”
  • “Come ci si può difendere da questo attacco concentrico operato contro noi?”
  • “E’ corretto pensare che esiste una volontà politica sovranazionale che vorrebbe incanalare il consenso dell’opinione pubblica?”
  • “Esiste ancora una democrazìa su internet?”

Inoltre credo sia inaccettabile che:

- attratti dai sorrisi accattivanti delle homepage dei principali player di internet, poi si scopre che ci siano persone pronte a tutto con il coltello tra i denti:

- ci sia sempre qualcuno disposto a scendere a compromessi nel caso in cui sia messa in gioco la libertà individuale;

Cosa ne pensate di tutto ciò?

 

No related posts.