Sembra un controsenso, ma pensate per un momento, se il vero motore dello sviluppo della società dei prossimi anni fosse la “decrescita”.

Siamo stati abituati a credere agli economisti, che ci hanno sempre detto che l’aumento del benessere economico avviene perchè c’è la crescita e via ad elaborare piani per lo sviluppo. Ma oggi assistiamo da una parte ad una stasi generalizzata senza crescita del reddito pro-capite e dall’altra ad un impoverimento delle risorse del pianeta, che secondo alcuni esperti, ci porta a ritenere che il pianeta in cui viviamo è in sofferenza.

Ora, siccome ogni individuo tende a raggiungere un proprio standard qualitativo che gli permetta di vivere “felice” e questa “felicità” nella maggior parte dei casi è sinonimo di qualità dei servizi offerti al cittadino da parte dello stato, quando questa “felicità” viene intaccata ovvero i servizi calano o vengono soppressi, nasce nel cittadino una rivolta, che giustifica prese di posizioni estreme e lo rende per nulla disposto a retrocedere anche di un solo millimetro dalla propria posizione.

Voglio dire, ad esempio, che nessuno dovrebbe perdere il lavoro, ma nel caso succedesse, dovrebbe essere stabilito un livello contrattuale/retributivo di solidarietà che intervenga per togliere a chi ha di più per dare a chi è rimasto senza. La realtà è molto diversa. La tendenza è che, chi un lavoro ce l’ha e guadagna bene, guadagnerà sempre di più e chi il lavoro non ce l’ha, non solo non lo trova,ma non lo cerca più.

Forse questo è il momento buono per effettuare una inversione di tendenza e di sperimentare un modello di sviluppo diverso, in cui l’arretramento individuale globale, sia riparatore al danno fin qui prodotto.

Per esempio, perchè ogni sei mesi dovremmo cambiare il cellulare/smart-phone, se funziona in modo impeccabile? Perchè dobbiamo dare retta al marketing “strategico” delle aziende produttrici che martellano in tal senso? Ciò vuol dire produrre per consumare le risorse e nulla più.

La verità è che non se ne può più di ritenere che l’ultimo modello di smart-phone o l’ultimo modello di orologio possano fare raggiungere la felicità.

Gli “schiavi” a questo punto avranno subito da obbiettare che queste sono panzane, ma di loro non vogliamo parlare. Invece voglio farvi degli esempi concreti per spiegare in cosa dovrebbe oggi credere un individuo proiettato verso un futuro miglior, libero, solidale che rispetta il mondo in cui viviamo.

Pensiamo al panino consumato al bar durante la pausa-pranzo. Dopo averlo mangiato, se non bastasse a soddisfare la fame del momento, ne servirebbe un altro, che andrebbe prodotto. Ciò per gli economisti significa la impossibilità di dissociare l’azione del consumo dalla nuova azione di produzione. In altre parole uno stesso panino non può essere consumato da due individui differenti.

Facciamo adesso il caso di un altro prodotto, quello di un film registrato su DVD e distribuito da una videoteca per essere noleggiato. In questo caso il primo individuo che noleggia il film lo vede e lo restituisce e dà la possibilità ad un secondo individuo di usufruirne e così via per il terzo ed il quarto. Il prodotto può essere utilizzato al limite infinite volte escludendone una successiva produzione (vi ricordate il panino?).

Ora poniamo i due prodotti oggetto della nostra osservazione su un tavolo del nostro salotto. Il panino ed il DVD uno vicino all’altro. Cosa possiamo notare guardandoli con occhio “critico”, che l’uomo oggi non vive solo per mangiare, ma vuole impegnare anche il proprio tempo libero per raggiungere la felicità, ma mentre il panino si “esaurisce” subito, il film su DVD continua a svolgere la sua attività per farci trascorrere ore liete, anche per il fatto che possiamo condividerne i contenuti.

Se osserviamo la cosa dal punto di vista della sostenibilità ambientale, la produzione di DVD andrebbe incrementata mentre quella dei panini andrebbe drasticamente ridotta.

La cosa sembra un controsenso, ma non lo è. Perchè? Perchè ce lo dice una formula “magica”, che spiega la variazione nel tempo delle sostanze inquinanti. Questa grandezza dipende dal prodotto di tre fattori:

  • la popolazione
  • il PIL pro-capite
  • la quantità di inquinanti per unità di PIL prodotta

Quindi l’inquinamento si riduce diminuendo il numero degli abitanti del pianeta, riducendo il PIL in ogni nazione oppure agendo sulle modalità produttive riducendo le sostanze inquinanti.

La popolazione è in decrescita da qualche anno, lo vediamo soprattutto nei paesi occidentali industrializzati, ma anche nel resto del mondo gli stati si stanno organizzando in tal senso. Ecco allora che bisogna ridurre la crescita (il PIL) e migliorare allo stesso tempo la produzione dei prodotti.

 

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