La storia ci ha fatto conoscere documenti importantissimi, come quelli emessi nel XX secolo, che sono stati fondamentali per la vita e, purtroppo, per la morte di milioni di persone. Parlo per esempio della consegna alle ambasciate nemiche, avvenuta per ben due volte nel 1914-15 e nel 1939-40, della ‘dichiarazione di guerra’. Parlo del foglio di Goering che autoirizzò lo sterminio degli ebrei. Parlo della lettera che nel 1961 avviò la costruzione del ‘muro di Berlino’. Ma la storia dovrà anche prendere atto che esistono documenti molto meno importanti, diciamo anche frivoli, che caratterizzano la nostra vita quotidiana, parlo per esempio del ‘numerino’ ritirato al supermercato per la precedenza al banco della gastronomia o quello per meglio gestire la coda alle Poste. Se non ci fossero questi ‘bigliettini’ le persone si guarderebbero in cagnesco, ci sarebbe chi, a torto o a ragione, direbbe che è arrivato prima di un altro. Lo constatiamo ogni giorno, sarebbe impossibile non ricorre a carta e penna per eseguire calcoli anche banalissimi. Come potremmo ricordare a memoria tutto quello che si deve acquistare il sabato al supermercato per il cibo della settimana successiva? Serve prendere nota su un foglietto. Ecco quindi che i nostri pensieri, utilizzando il veicolo del linguaggio, raggiungono la carta e attraverso la scrittura, lasciano traccia.

Se un essere umano non possedesse né il linguaggio né la memoria né le abitudini, cioè se fosse privo di documenti ed iscrizioni, non potrebbe coltivare intenzioni, sentimenti ed aspirazioni. Si sa che il nostro corpo cresce assieme alla mente. Il ragionamento e la capacità di intendere sono il frutto, prima acerbo e poi sempre più maturo, della sinergia che esiste tra noi e quello che ci circonda, fino a far credere che il nostro è un comportamento spontaneo ed innato. Anno dopo anno la nostra coscienza si forma, ma è solo con la scuola e l’apprendimento che la mente progredisce. Sono le letture che plasmano lo spirito. Se la scrittura non esistesse non ci sarebbe spirito, proprio come se non ci fosse memoria non ci sarebbe pensiero.

E’ vero anche che nella nostra identità personale la mente e il pensiero dipendono in modo decisivo dal possesso di un corpo. La mente (il pensiero) ed il corpo (la lettera) coesistono.

La tecnica ed i suoi apparati, le macchine pensanti non sono una deviazione della natura umana, come certi cattivi interpreti della società attuale ci voglio far credere, ma sono una sua amplificazione ed una manifestazione eminente.

Si dice che l’esistenza di un apparato di scrittura, è condizione necessaria ma non sufficiente in ambito umano per creare un’anima e che serva qualcosa in più per produrre intenzionalità individuale e collettiva. Ma non sempre è così. Perché mai l’umano sentire dovrebbe sempre e comunque sovrastare tutto il resto? Proviamo per un attimo ad osservare, esattamente al contrario di quello che si fa di solito, l’umano con gli occhi della tecnica, ponendoli ambedue sullo stesso piano.

Bene, se si procede in tale modo, risulta che la capacità di manifestare il ‘bene’ ed il ‘male’, ad esempio, è ben più alta della semplice verifica funzionale che porta a ritenere che c’è stato un semplice cambiamento di abitudini e comportamenti. Se si considera che, tutto quello che resta dopo la morte di un individuo, sono poche sillabe depositate in un archivio comunale e che al di là di quello, non resta niente, così come nulla sopravvive delle infinite generazioni che ci hanno preceduto di cui non rimangono tracce del loro  vivere quotidiano, ecco perchè l’essenza ‘letterale’ che ci portiamo dietro è molto importante.

Oggi, chi rappresenta questa essenza? Senza ombra di dubbio:  ‘iPad’, ‘Tablet’ e ‘Netbook’. Registrano, incanalano e memorizzano la nostra evanescente esistenza. E’ la dimostrazione che la tecnica rappresenta l’anima dell’individuo, ovvero, per dirla meglio: ‘iPad,  ‘Tablet’ e ‘Netbook’ vivono con noi.

Cosa? Sono esseri viventi? …. e l’anima?

Prendiamola da lontano.

Si diceva che:

  • gli occhi sono lo specchio dell’anima

ma l’anima non ha volto e solitamente, fissando le pupille degli altri cerchiamo di indovinarne il carattere, addirittura il pensiero. Possiamo solo intuire qualcosa. Se poi guardiamo noi stessi allo specchio con la stessa intensità con cui osserviamo gli altri, non vediamo niente e concludiamo l’operazione dicendoci: << …ma, in fondo in fondo, non traspare proprio niente>>

Secondo gli “antichi” l’anima era come un soffio di vento (dal greco ànemos: vento), ciò che anima appunto il corpo. Tutta la nostra cultura  è attraversata da questa  nozione cioè che rendono l’anima imparentabile con: il pensiero, la mente, lo spirito. Persino i cartoni “animati” dopotutto si chiamano così perché c’è un ‘alito di vento’ che li muove. Esiste cioè un certo ‘dualismo‘ che spiega il nostro esistere.

Se osserviamo il binomio anima-corpo, dove l’anima è il soffio vitale e il corpo è ciò che ci abbandona alla morte, fino a che, per i credenti, uno spirito ci farà resuscitare, possiamo affermare con certezza che il corpo è la tomba dell’anima.

Ora analizziamo un altro binomio spirito-lettera. Diceva San Paolo: <<lo spirito vivifica e la lettera uccide>>. Molti filosofi, anche moderni, sostengono che il pensiero accompagna le azioni dell’individuo, proprio come un folletto irrequieto che si agita nel corpo e che ci dice: “…sto pensando…”. La lettera quindi non basta, ci vuole lo spirito per definire un individuo vivente. Bisogna notare però, fino a prova contraria, che se si impara a memoria una poesia e successivamente la si recita, si può tranquillamente, durante la recitazione, pensare ad altro, che so per esempio alla partita di calcio della sera prima.

La memoria non è propriamente pensiero.

D’altronde, se la scrittura prevale nel vivere quotidiano, è per un motivo molto semplice: scripta manent. Anche l’iPad non sfugge a questa legge. La società della comunicazione impone che tutto venga registrato, memorizzato ed archiviato. Quando parliamo di memoria di un computer, non ci scandalizziamo, ma se parlassimo di anima o spirito del computer avremmo un certo ritegno prima di farlo. Ciò vuol dire che la memoria è ancora la lettera, ma senza qualcosa che si agita all’interno del computer non si può assolutamente parlare di binomio spirito-lettera.

Ma queste macchine, oggi così presenti nel nostro vivere quotidiano, risentono del dualismo sopra ricordato? Esiste una sinergia che ci permette di dire che un ‘alito di vento’ li lambisce, che li fa ‘vivere’? La risposta è: sì, esiste, è il ‘software‘, lo ‘strato’ pensante che poggia sul loro corpo mortale: l’hardware‘.

Hanno la possibilità di creare archivi e li possiamo considerare ‘vicini di scrivania’, ‘compagni di viaggio terreno’, molto di più senza dubbio dell’acciaio dell’età meccanica che ci ha portato le automobili, i frigoriferi e le lavatrici. Ogni possesore di iPad o di computer, quando rende disponibili ad altri il contenuto del proprio hard disk o della memoria interna, pubblicizza la propria anima, non solo il corpo.

 

 

No related posts.