La locuzione cogito ergo sum (lett. “Penso quindi esisto”) è l’espressione con cui Cartesio (Principia philosophiae 1, 7 e 10) esprime la certezza indubitabile che l’uomo ha di sé stesso in quanto soggetto pensante.

La filosofia di Cartesio è incentrata sulla ricerca di un metodo che dia la possibilità all’uomo di distinguere il vero dal falso, non soltanto per un fine strettamente speculativo, ma anche in vista di un’applicazione pratica nella vita. Per scoprire tale metodo, il filosofo francese adotta un procedimento di critica totale della conoscenza, il cosiddetto dubbio metodico, consistente nel mettere in dubbio ogni affermazione, ritenendola almeno inizialmente falsa, nel tentativo di scoprire dei principi ultimi o delle massime che risultino invece indubitabili e su cui basare poi tutta la conoscenza.

Cartesio sostiene che nemmeno le scienze matematiche, apparentemente certe, possono sottrarsi a tale scetticismo metodologico: non avendo una conoscenza precisa e sicura della nostra origine e del mondo che ci circonda, si può ipotizzare l’esistenza di un “genio maligno” che continuamente ci inganni su tutto, anche su di esse. Si giunge così al dubbio iperbolico, estremizzazione limite del dubbio metodico.

A prima vista, quindi, per l’uomo non c’è alcuna certezza. Eppure, quand’anche il “genio maligno” ingannasse l’uomo su tutto, non può impedire che, per essere ingannato, l’uomo deve esistere in qualche modo. Non è certo detto che l’uomo esista come corpo materiale, perché egli non sa ancora nulla della materia. Ma l’uomo è sicuro di esistere in quanto è un soggetto che dubita, cioè che pensa.

No related posts.