Ai nostri giorni si è parlato molto della ‘casta’ grazie ad un bel saggio intitolato appunto ‘La Casta’, edito da Rizzoli (2007)e scritto da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.

Questo libro ha ben fotografato il modo di pensare ed agire della classe dirigente, che intende la libertà, come la possibilità di fare i propri comodi. Nel caso dei politici, mai da soli, ma sempre in buona compagnia. Antonio Gramsci ebbe a definire, circa cento anni fa, questo modo di agire: in ‘consorteria‘ e cioè fare “un uso arbitrario del potere quando sarebbe, di per sè, legittimo”. Chi piega al proprio arbitrio un potere, a spese ed in barba dello Stato ad esempio, deve prima di tutto infischiarsene delle eventuali regole esistenti, che limiterebbero gli effetti del proprio agire. Una elevata dose di cinismo e menefreghismo è poi la molla che permette di piegare ogni regola al servizio delle istituzioni e degli uomini che le incarnano, ai propri fini di casta.”Stringiamoci a corte” è il loro credo e quando poi la casta si sposa con la fede e la religione, penso al movimento settario ecclesial-integralista ‘Comunione e Liberazione’, molto presente in Lombardia e nelle sue istituzioni, allora la questione diventa esplosiva, fino a coinvolgere nelle posizioni consortili ogni figura professionale. Piegarsi al volere dei tiranni è il loro credo. Giornalisti, giuristi, direttori del personale, progettisti civili ed industriali ecc. ecc., sempre pronti a partecipare con le loro ‘consulenze’ dorate al banchetto, invece di reagire denunciando il malaffare. Tacciono e colludono, ben sapendo quale sarà il loro tornaconto di ‘credenti’.

Etienne de La Boétie nel suo testo ‘Discorso della servitù volontaria’ ebbe a dire che: ‘i tiranni hanno molto potere perchè i sudditi gli consentono di esercitarlo‘.

Related posts:

  1. Apologo sull’onestà nel paese di corrotti
  2. La libertà dei cittadini e quella dei servi