La comunità scientifica internazionale definisce “darwiniana” la teoria secondo la quale avvengono i meccanismi relativi alla variazione, alla ereditarietà ed alla selezione della vita sulla terra, la cosiddetta “teoria dell’evoluzione”.
Nel secolo scorso sono nate intere discipline biologiche che ci hanno fatto capire meglio come sono avvenute estinzioni di massa, migrazioni, grandi separazioni e avvicendamenti di specie nei vari contesti geografici.
Tuttavia mancano ancora spiegazioni soddisfacenti su moltissimi elementi della teoria. Si sono evidenziati infatti molti dubbi ed incertezze, dimostrazione evidente che l’evoluzione è un campo aperto ed in rapida mutazione, dove resta ancora molto da scoprire e dove non mancheranno accanite discussioni tra gli scienziati, con probabili revisioni teoriche.
Le conoscenze sulla natura della specie umana fanno ritenere che, pur nella unicità dei singoli individui che la compongono, la sua origine sia stata comune. Tutti gli uomini portano con sè i segni di una “unità di discendenza” che li accomuna, ma contemporaneamente anche i segni delle diversità che via via si sono verificate ed accentute dovute alle diverse realtà esistenziali.
La chimica delle cellule, la fisiologia umana e vegetale, la microbiologia sono le materie che impattano sullo studio dell’evoluzione, che producono attività tipiche da laboratorio asettico con aria condizionata al seguito, ma anche altre attività come gli scavi di un paleontologo sotto il sole cocente del deserto o gli appostamenti di un primatologo nella giungla.
Tutto questo porta a ritenere validissimo il pensiero di Charles R. Darwin, il naturalista inglese che nel 1859 ne “L’origine della specie”, per primo teorizzò l’esistenza di una relazione di parentela tra tutti gli esseri viventi, che la selezione naturale attraverso molteplici elementi ha creato e manipolato.
Darwin utilizzò nei sui taccuini giovanili l’espressione “l’albero della vita” per descrivere i rapporti fra le varie specie che si sono generate da un unica matrice. Due specie sono imparentate tra di loro se hanno un antenato comune. Per esempio, l’uomo e lo scimpanzè sono parenti, perché 6-7 milioni di anni fa in Africa, viveva un loro antenato. Oggi uomo e scimpanzè sono due specie molto diverse tra di loro, grazie all’evoluzione che li ha interessati rispettivamente, ma ciò non toglie che ambedue siano assimilabili a “cugini”. Se poi andiamo indietro nel tempo lungo i rami dell’albero della vita, scopriamo che tutti i mammiferi condividono un antenato comune con i rettili, vissuto 300 milioni di anni fa e che tutti i vertebrati condividono un antenato vissuto circa 500 milioni di anni fa.

Dopo tutta questa bella teoria però ci scontriamo giornalmente con la cruda realtà, che ci evidenzia i malaffari della nostra classe dirigente e che ci fa pensare a mostri con sembianze umane che tentano di fagocitarci. Vorremmo ad esempio che la scienza evolutiva ci desse una risposta definitiva su questi soggetti, studiandone uno a campione: il  “miliardario ridens”,ad esempio, tipico rappresentante della distorta fauna che ci circonda. Vorremmo sapere cosa ci ‘azzecca’a con noi, illustri discendenti di eroiche stirpi che si sono evolute millennio dopo millennio e sono venute a popolare il pianeta terra, questo omuncolo che influenza e schivazzi per lo meno il 30% degli italiani. Vorremmo che un qualsiasi laboratorio di ricerca raccogliesse un campione del suo DNA, ci desse un’occhiata e ci dicesse se appartiene al genere umano.  Se fosse, per pura ipotesi, dimostrato che non ci ‘azzecca’ per niente con la razza umana, la sua pericolosità sarebbe talmente evidente fino a far ritenere necessario un intervento chirurgico riparatore.:-)

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