Per Charles Sanders Peirce sono tre le cose che non possiamo mai sperare di raggiungere con il ragionamento: la certezza assoluta, l’esattezza assoluta e l’universalità assoluta. Solo la critica può consentire piena indipendenza all’indagine scientifica. Il ritenere che tra le pieghe della scienza debba annidarsi un atteggiamento fallibilistico del sapere deve essere lo stile di vita dello scienziato. Al contrario, per evidenti ragioni, il ‘conservatorismo’ è totalmente fuori luogo ed è la storia che ci insegna che ogni progresso è avvenuto perchè il radicalismo ha dato quell’urgenza e quell’impazienza necessarie per sperimentare, per scoprire nuove realtà.

Oggi assistiamo ad un ritorno degli strali neoconservatori, soprattuto inerenti al rapporto tra fede e ragione. Darwin ci ha mostrato che il metodo della ‘selezione naturale’ è una simulazione delle azioni del ‘Creatore’. La teoria evoluzionistica rappresenta l’autentico fondamento della comprensione razionale del mondo. Anche la chiesa cattolica non disconosce le prove scientifiche che starebbero alla base dei processi evolutivi, ma quello che viene confutato è il principio secondo il quale la ‘filosofia evoluzionistica’ sia l’unica spiegazione possibile. Non solo, è convincimento largamente diffuso tra le gerarchie ecclesiastiche, che la cultura scientifica dominante fa ritenere non possibile l’esistenza di altri livelli di pensiero oltre a quello razionale. Sulla base di questi errati convincimenti, viene rifiutato a priori ogni tipo di discorso. Occorre riconoscere che, anche se ci fosse da parte della comunità scientifica un simile atteggiamento prevaricatore, durerebbe poco perché non troverebbe cittadinanza nella pratica della scienza stessa, come dimostrato ormai da qualche secolo.

Forse a questo punto, la questione non riguarda il rapporto tra fede e razionalità, ma tra fallibilismo e infallibilismo, tra una verità che non vorrebbe salvare neanche se stessa e la verità che promette salvezza a chiunque si sottometta. Questione di lana caprina? Non direi, si tenga conto che alla base di scelte pratiche di vita stanno anche scelte filosofiche. Quando si dice che la vita è ‘sacra’, solitamente non ci si riferisce ad un fatto scientifico, ma quando si parla di fecondazione assistita, di statuto dell’embrione umano e della diagnosi preimpianto ecc., o si lasciano andare le cose secondo il caso o si eseguono interventi responsabili. Per quale ragione si vuole precludere ogni indagine ed ogni cura? Perchè uno stato etico/teocratico dovrebbe avere il diritto/dovere di vincolare scelte così personali? Perchè i cittadini dovrebbero vivere in quello stato di eterna inferiorità, che impedirebbe loro di assumere le proprie responsabilità?

La verità è che si vuole dividere e discriminare per ‘imperare’ e reprimere.

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